Causa da 12,5 milioni sulla nave da crociera salvata dal naufragio

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Martedì 21 Gennaio 2020, 05:05
LA VERTENZA
ANCONA Davvero senza l'intervento dei rimorchiatori della Corima la nave da crociera in costruzione Seven Seas Splendor rischiava di schiantarsi contro la scogliera del bacino Fincantieri e inabissarsi? E quanto si merita di compenso, in base alle convenzioni internazionali del Diritto marittimo, la cooperativa anconetana che gestisce i servizi di rimorchio portuale? Domande al centro di una disputa legale tra la Corima e il colosso Fincantieri, per quanto avvenne in porto durante la burrasca del 9 luglio 2019. Il 10 gennaio scorso c'è stato a un primo risultato provvisorio favorevole alla cooperativa di rimorchiatori: Corima ha infatti ottenuto dal Tribunale civile di Ancona il sequestro conservativo della nave da crociera lunga circa 220 metri, in allestimento nel bacino dorico di Fincantieri.
Ma il colosso della cantieristica ieri sera faceva sapere di aver già liberato dai sigilli virtuali la nave, che dunque non è più sottoposta a sequestro. «A fronte di un provvedimento del giudice che ha riconosciuto alla Corima di aver contribuito alle operazioni di assistenza prestate all'unità il 9 luglio scorso, quantificandone il relativo compenso in 850mila euro - si legge in una nota - Fincantieri ha prontamente offerto una garanzia di primaria assicurazione per l'intero importo, maggiorato di interessi e spese, così da fornire alla Corima assoluta certezza di quanto alla stessa riconosciuto». Fincantieri confida in una rapida definizione della questione, «senza alcuna interferenza sulle attività produttive». Proprio in questi giorni si stanno completando gli ultimi allestimenti e per la fine di gennaio è prevista la consegna all'armatore.
Nel tardo pomeriggio del 9 luglio, durante un fortunale con raffiche di vento fortissime, la supernave in costruzione ruppe parte degli ormeggi e cominciò a scarrocciare con gli operai a bordo. La prua della Seven Seas Splendor si scostò dalla banchina di allestimento di Fincantieri, al molo foraneo, e intervennero due rimorchiatori della Corima per governare la nave e riportarla verso la banchina.
La convenzione internazionale
Passata la burrasca, che sconvolse il litorale anconetano, devastando ad esempio gli stabilimenti balneari di Numana, Corima reclamò nei confronti della Fincantieri il riconoscimento di un compenso per il salvataggio della nave, in base a una convenzione internazionale del Diritto marittimo, che prevede questo premio per il naufragio sventato ma non fornisce indicazioni o parametri per la sua quantificazione. Corima aveva fatto un calcolo presuntivo, in base a un valore stimato intorno ai 420 milioni, chiedendo come compenso il 3% del valore, vale a dire 12,5 milioni di euro. Fincantieri però, ritenendo che l'intervento dei due rimorchiatori non sia stato un vero salvataggio, non ha aderito alla richiesta della Corima, che così si è rivolta al Tribunale civile di Ancona per ottenere il riconoscimento del compenso in base alla convenzione internazionale sui salvataggi in mare. Per cautelarsi in vista di futuri riconoscimenti del diritto al compenso di Corima, lo studio legale Porzio di Napoli, attraverso il proprio domiciliatario anconetano avvocato Francesco Linguiti, ha chiesto per conto della cooperativa rimorchiatori il sequestro conservativo della nave ancora in allestimento.
Con un provvedimento depositato il 10 gennaio scorso, il giudice Willelma Monterotti, riconoscendo che la richiesta di Corima non è infondata, ha concesso il sequestro della nave, ridimensionando però l'entità delle pretese. Il giudice ha ricalcolato il valore della nave, lo ha confrontato con quello dei rimorchiatori e alla fine ha ridotto la percentuale del compenso, portandola allo 0,3%, accordando il sequestro per un valore di circa 850mila euro. Il sequestro però, non potendosi ovviamente sezionare il transatlantico in costruzione, è stato applicato sull'intera nave, pur autorizzando la prosecuzione delle lavorazioni. Effetti pratici? Nessuno, visto che Fincantieri, grazie alle garanzie fornite, ora può continuare a lavorare nel cantiere per completare l'allestimento della nave da crociera, senza contraccolpi sui tempi e sui rapporti con la società armatrice, un gruppo norvegese, che aveva già commissionato agli stabilimenti Fincantieri altre navi gemelle varate nel 2016.
La causa nel merito
Per ora il tribunale ha fatto solo una prima valutazione di massima, ritenendo non infondata la richiesta di Corima di vedersi riconosciuto un compenso per l'operazione condotta il 9 luglio scorso, mentre imperversava il maltempo. Ha riconosciuto l'applicabilità della convenzione internazionale sulle operazione di salvataggio e dunque il diritto della Corima a un compenso. L'importo del premio sarà poi l'oggetto della causa civile, a meno che Corima non intervenga prima un accordo tra le parti per chiudere la questione.
Lorenzo Sconocchini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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