Dai campi delle Marche a Roma: «L’Ue ci mette il cappio al collo»

Oltre 400 agricoltori partiti ieri dalla regione per la protesta al Circo Massimo «È la battaglia di tutti. Qui per proteggere le nostre famiglie e i consumatori»

Dai campi delle Marche a Roma: «L’Ue ci mette il cappio al collo»
Dai campi delle Marche a Roma: «L’Ue ci mette il cappio al collo»
di Véronique Angeletti
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Venerdì 16 Febbraio 2024, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 13:21

ANCONA - Dalle Marche a Roma per partecipare al Circo Massimo alla manifestazione organizzata da “Cra Agricoltori Traditi". In almeno 400 si sono messi in moto, a bordo di due pullman e diverse auto, alla volta della Capitale. Trenta trattori erano già partiti domenica da Sforzacosta. Niente bandiere delle associazioni di categoria («che ci hanno mal rappresentati») e sotto il tricolore: è stata l'occasione di confrontarsi con agricoltori di ogni regione per constatare che, qualunque siano le produzioni e le lavorazioni, hanno gli stessi problemi e poco importa come ognuno le declina. 


Le voci


«Da Roma ritorno compiaciuta» conferma la fabrianese Patrizia Balducci dell’azienda agricola Gocce di Camarzano a Moscano, 200 ettari di cui 50 di proprietà con piani di coltivazioni che devono prima tener conto del girovagare dei cinghiali. «Qui è stata paragonata l’agricoltura alla libertà e non si può essere schiavi se si ha la sicurezza di avere del cibo e di non dipendere dagli altri per averlo».

Con la sua sensibilità artistica, è una rinomata pittrice naif, Patrizia porta al dunque la protesta: «Dopo giorni, ci siamo accorti che non siamo soli e che la battaglia è ovunque. L’Italia è sotto attacco in tutti i settori: in quello agricolo, artigianale, industriale, e non dobbiamo lasciare che sia l’Europa a comprarci». Un concetto che gli agricoltori delle Marche portano sul palco della Capitale: «Veniamo - hanno sottolineato - da una regione spettacolare, uno dei luoghi più belli secondo Lonely Planet», e sono andati a difendere le eccellenze che ogni giorno producono e che cercano di far finire sulla tavola. «Quelle eccellenze che rischiano di essere perse a causa delle leggi dell'Europa che ci stringono un cappio al collo, che ci costringono ad allontanarsi da quello che è il mestiere dell'agricoltore», il monito lanciato dal palco del Circo Massimo. Una battaglia pacifica che sono convinti sia non di tanti, ma di tutti. Ragione per cui Francesco Rossi de "La Fattoria di Mia", allevatore del Vitellone bianco dell'Appennino centrale Igp - due stalle con 100 giganti bianchi e oltre 100 ettari di terre - ai presidi non è mai venuto solo ma con sua moglie Anna, i suoi figli, i piccoli Davide e Maria ed Emanuele, uno dei due dipendenti. «Perché protesto a difesa della mia famiglia e manifesto per proteggere quella degli altri, dei consumatori». Sottolinea che finora sono stati dati tanti piccoli contentini ma il fondamentale ancora non c’è. «La politica agricola europea – ricorda - è nata per mantenere i prezzi bassi al consumo ma quando non ci sono più le condizioni come adesso, con i costi alle stelle e istituti di credito che hanno lungaggini che non si adeguano ai tempi dell’agricoltura, deve scattare un meccanismo automatico di supporto che tutela l’agricoltore, l’allevatore e il consumatore». 


La speranza


Antonello Nazzari gestisce 150 ettari di seminativi ed è anche allevatore nelle terre scoscese di Ascoli. Non è venuto in pullman ma in macchina. «Sono stati tanti i discorsi - commenta - e ad un certo punto dovremo fare la quadra, ma auspico che dalle fiamme non si passi banalmente ai tavoli. La speranza è che riusciamo ad ottenere quello per cui siamo venuti: un cambiamento affinché l’agricoltore non sia più un pedone ma ritorni ad essere un protagonista nel sistema». Quel sistema che oggi si sente sotto attacco.

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