Treviso. Al casinò si gioca villa e gioielli,
perde e la moglie lo sbatte fuori di casa

Roulette e slot machine fatali per un trevigiano
Roulette e slot machine fatali per un trevigiano
di Andrea Zambenedetti
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Lunedì 7 Giugno 2010, 15:04 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 13:17
TREVISO (7 giugno) - Una notte indimenticabile. Un sogno che diventa un incubo. Il miraggio di smettere per sempre di lavorare, la speranza di potersi comprare un’altra casa. Questa l’utopia che inseguiva il giocatore trevigiano, che in un casin sloveno, appena dopo il confine, ha dilapidato i risparmi di una vita, in una sola notte. Risparmi, ma anche una delle case di proprietà, una bella villa con marmi e arredi di pregio. Quando si è trovato davanti al notaio, infatti, l’uomo non ha esitato a firmare l’atto con il quale si impegnava a cedere la villa.



Ridotto sul lastrico in una notte, la notte nella quale sognava di realizzare la più grande vincita della vita. Invece quella notte la vita gliela ha distrutta. Quando è arrivato a casa, al mattino, l’uomo ha dovuto spiegare alla moglie che la loro vita, fatta di agiatezze, di auto e gioielli, era finita. Lei ha reagito sbattendolo fuori casa.



Era arrivato al casinò con la convinzione che avrebbe potuto fare il salto di qualità, che le slot machines lo avrebbero ripagato di tutte le fatiche fatte al lavoro negli ultimi anni. Ha iniziato a inserire soldi nelle macchinette, poi si è spostato alla roulette. Lui ha iniziato a puntare su dei numeri che si ostinavano a non uscire. Nulla però lo ha spinto a desistere, anzi ha deciso di puntare più pesante, di insistere nel gioco micidiale. Nel gioco che gli stava rovinando la vita per sempre. Si è fatto prestare soldi, altri soldi, impegnandosi a firmare davanti al notaio.



E così, senza esitare ha fatto, una firma, uno scarabocchio, con il quale ha detto addio per sempre a quella villa da sogno, a quella casa che per molti rappresenta un traguardo impensabile. Addio per sempre a quella vita. Ma per il 50enne professionista trevigiano, padre di tre figli, i guai erano solo all’inizio. Arrivato a casa infatti l’uomo ha dovuto dare alla moglie spiegazioni esaustive di quanto successo nella struttura tra luci sfavillanti e fiches che scorrono sul panno. In cura per combattere la febbre del gioco l’uomo si è giustificato dicendo di non sapere cosa gli sia successo, cosa dovesse spingerlo a desistere da quel gioco forsennato, da quelle puntate che gli stavano per sempre rovinando la vita.
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