Carabiniere Carlo Legrottaglie ucciso, la difesa dell’arrestato: «Non ho usato le armi»

Carabiniere Carlo Legrottaglie ucciso, la difesa dell’arrestato: «Non ho usato le armi»
di Mario DILIBERTO
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sabato 14 giugno 2025, 08:20

La prova dello stub per dimostrare di non aver partecipato alle due sparatorie, avvenute giovedì mattina nel giro di poche ore e a distanza di pochi chilometri, a cavallo delle province di Taranto e Brindisi. Nella prima ha perso la vita il brigadiere dei carabinieri Carlo Legrottaglie. Nella seconda il 59enne Michele Mastropietro, in fuga proprio dopo il drammatico conflitto a fuoco con i militari dell’Arma.

Così la difesa di Camillo Giannattasio, il secondo uomo di questa bruttissima storia, ha giocato d’anticipo sul confronto con il giudice delle indagini preliminari. Questa mattina il 57enne commerciante di Carosino comparirà dinanzi al gip di Taranto Francesco Maccagnano per l’udienza di convalida del suo arresto. Giannattasio, bloccato nell’agro di Grottaglie al termine della caccia all’uomo scattata dopo il conflitto a fuoco di Francavilla in cui ha perso Legrottaglie, presumibilmente sceglierà di non parlare. Ora è in isolamento nella sua cella del penitenziario di Taranto. Il capolinea di una fuga che è terminata in un uliveto di Grottaglie, mentre il suo complice Mastropietro ingaggiava la sparatoria con la Polizia in cui è rimasto ucciso.

Alla vista dei poliziotti, Giannattasio si è subito arreso. Era nascosto dietro un cespuglio quando ha visto arrivare gli agenti. Ha alzato le mani in segno di resa. Si è inginocchiato e si è lasciato ammanettare, mentre il compagno si allontanava sparando contro gli investigatori, sino a quando non è crollato sul terreno ferito a morte. Giannattasio, come si è detto, non ha opposto resistenza. In carcere è finito per l’arsenale che la Polizia e i carabinieri hanno trovato nella sua ferramenta di San Giorgio. Il negozio è stato ispezionato da cima a fondo dopo l’arresto del commerciante e la morte del complice con il quale era in fuga. Sono stati scovati due fucili a canne mozze, cinque pistole, alcune a salve, una lanciarazzi e centinaia di munizioni. Oltre a diversi smartphone e coltelli.

Un arsenale che ora è al centro di approfondimenti investigativi anche per decifrare la vita di questo commerciante residente a Carosino che, peraltro, risulta incensurato. Le armi sono finite sotto sequestro e per Giannattasio si sono spalancate le porte del carcere con le accuse di detenzione illegale di armi e ricettazione, contestate dal pm di Taranto Francesco Ciardo. In attesa delle determinazioni del giudici di Brindisi che indagano sulla morte del carabiniere.

Un omicidio dal quale Giannattasio punta a smarcarsi. E per questo il suo difensore, l’avvocato Luigi Danucci, ha fatto subito mettere a verbale quella richiesta, forse più per sottolineare come non fosse stata effettuata, visti i tempi ristretti di efficacia dell’esame.

Il commerciante tarantino, fuggito dal luogo della morte del carabiniere con Mastropietro, intende sostenere di essere stato sempre disarmato e di non aver toccato le due pistole con le quali la coppia si era messa in macchina quella maledetta mattina di giovedì. Resta da comprendere quale fosse il reale obiettivo della loro presenza nella vicina Francavilla, con quelle armi in macchina.

Di certo Giannattasio intende spiegare di non aver maneggiato quelle o altre armi e quindi di non aver avuto mai intenzione di fare fuoco quella mattina.

Ecco perché l’avvocato Danucci, dopo il primo colloquio in questura con il suo assistito, ha inteso verbalizzare la richiesta di sottoporre il commerciante al test dello stub, che consente di verificare l'eventuale presenza di residui di polvere da sparo sulle mani di un sospettato, nelle immediatezze di un fatto. A quanto si è appreso il test dello stub non è stato disposto in quanto gli inquirenti non lo avrebbero ritenuto necessario. Di certo si tratta della prima schermaglia di una battaglia legale che si giocherà su due fronti, uno tarantino e l’altro di Brindisi, dove è radicata la competenza per la morte del brigadiere. Si comincia questa mattina nella saletta del carcere di Taranto, per il primo faccia a faccia dell’indagato con i giudici.

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