"Avevo un po’ di febbre e ho chiesto al dottore della Samp il tampone perché ho due bimbi piccoli. Quando mi ha chiamato per dirmi che ero positivo pensavo...
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"Credo che tutti avessimo un po’ sottovalutato il problema - prosegue il 28enne bergamasco alla Gazzetta dello Sport -. Era difficile prevedere un’epidemia così grave. È vero che noi siamo sempre in pullman, in hotel, a contatto con persone che non conosciamo. Ma a queste cose pensi solo dopo e comunque io non posso sapere come mi sono contagiato".
Infine Gabbiadini lancia un messaggio di speranza. "Quando tutto questo finirà, ci godremo di più la nostra Italia che è bellissima. A volte ci perdiamo dietro a stupide rivalità di ogni genere, ma poi ci sono delle situazioni che ci fanno riscoprire più uniti e forti di prima. I nostri nonni o bisnonni hanno fatto la guerra, noi dobbiamo solo stare attenti e seguire le direttive per battere il virus. Dobbiamo farlo per noi, per le nostre famiglie e per i medici che si stanno sacrificando tantissimo per tutta la popolazione. E il loro sacrificio deve essere ripagato". Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico