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URBINO - «Dedico questo premio alle mie Marche, per la cui identità mi sono sempre battuto». È la prima, passionale reazione di Umberto Piersanti, alla notizia che gli è stato assegnato, all’unanimità, per la sua ultima raccolta poetica “Campi di ostinato amore” (Ed. La nave di Teseo), il Premio Umberto Saba.
L’annuncio è stato diramato ieri a Trieste dal presidente della giuria, Claudio Grisancich, che l’ha così motivato: «Per una tenace fedeltà alla poesia...
«Domenica mi raggiungerà a Civitanova, dove da qualche anno mi sono trasferito, una troupe, per registrare un’intervista da mandare in rete in quella occasione». Come Saba a Trieste, il Nostro, Umberto anche lui, è rimasto legato visceralmente alla sua patria poetica, e alle sue radici. «Senza farne un’ossessione “dialettale”, perché le radici sono utili nella misura in cui sono capaci di farti misurare col mondo, senza miopia localistica». Un’affinità con il poeta triestino, che è riscontrabile anche nell’orizzonte poetico. «Come il suo, abitato, da cose e vicende, umori, persone e animali, che io amo trasfigurare in creature mitiche, di una mitologia umile, ma non meno evocativa».
È così radicato nella sua terra, Umberto Piersanti, che ama definirsi “il più marchigiano dei marchigiani”. «Sono orgoglioso di essere stato il primo a ideare e a organizzare, nel ‘77 a Urbino, un convegno nazionale dei poeti italiani. E due anni dopo, ancora nella città ducale, un incontro “storico” dei poeti marchigiani. Raccogliendo l’eredità di Carlo Antognini, ho sempre lottato per la nostra identità».
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Corriere Adriatico