Gli Oblivion in scena al Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio: «La battuta è orribile? La facciamo magari con la musica di Bach»

Gli Oblivion diretti da Giorgio Gallione in scena al Teatro delle Api
PORTO SANT'ELPIDIO - Si definiscono “cialtroni musicarelli che vivono in teatro”: sono gli Oblivion, di scena oggi alle ore 21,15 al Teatro delle Api di Porto...

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PORTO SANT'ELPIDIO - Si definiscono “cialtroni musicarelli che vivono in teatro”: sono gli Oblivion, di scena oggi alle ore 21,15 al Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio con “Oblivion Rhapsody”. 

 


A scrivere la rappresentazione sono stati i componenti del gruppo, Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli diretti dal regista Giorgio Gallione. «Facciamo – spiega per tutti Vagnarelli – quello che abbiamo fatto finora, i nostri pezzi storici. Con qualche piccola differenza: abbiamo “licenziato” le basi musicali, suonando dal vivo la nostra musica, con i nostri strumenti. Sarà tutto in versione acustica, in pratica ce la cantiamo e e ce la suoniamo. Ci saranno i lati B dei nostri pezzi, quelli che avremmo voluto fare e non abbiamo mai fatto finora. Saranno cinque voci, una chitarra, un cazzotto e miliardi di parole, suoni e note scomposti e ricomposti a prendere nuova vita».

Sarà quindi una summa della loro opera, che li ha resi noti per le loro hit, che saranno distrutte e reinventate. Si riderà? Di certo a teatro si passerà un’ora e mezza diversa dal solito. «Il pubblico – continua – ha bisogno di staccare. Di avere quell’ora e mezza di tempo perso dopo la corsa a ostacoli degli ultimi due anni. Faremo le cose seriamente, se poi rideranno, non lo sappiamo. Noi comunque giochiamo a tenere il piede nel fango. La battuta è orribile? Noi la facciamo, magari con la musica di Bach. La battuta è intelligente? Noi la facciamo, magari con una musica volgare. Ecco noi viaggiamo su un doppio binario».


Gli Oblivion si sono incontrati una ventina d’anni fa in un’accademia di Bologna. «Erano i primi anni 2000 – ricorda Vagnarelli – e ci siamo scelti. Dovevamo fare uno spettacolo, ce l’avevano commissionato. Abbiamo visto e sperimentato che insieme lavoravamo bene. Poi, dopo che la nostra versione de “I promessi sposi” ha avuto successo, siamo diventati quello che siamo». E per il futuro non si pongono limiti. «Noi – chiude Vagnarelli – siamo pronti a prendere di mira tutti». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico