Le città delle Marche al voto: Pesaro e Ascoli scontate. Fano e Osimo, si cambia?

Le città delle Marche al voto: Pesaro e Ascoli scontate. Fano e Osimo, si cambia?
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ANCONA Manca un mese esatto alla chiamata alle urne di giugno. Una tornata doppia che abbina le elezioni europee al rinnovo di sindaco e Consigli in 148 Comuni. Voti pesanti, che ridisegneranno anche gli equilibri dei partiti. Se la corsa per Bruxelles è un terno al lotto che da 20 anni sfugge ai marchigiani e non è semplice fare pronostici, i bookmakers delle Amministrative si stanno scatenando. Il borsino della politica ha già definito i principali top e flop nelle Marche, e valuta con attenzione le sfide in cui il risultato è meno netto.

 

Le gare scontate

Partiamo dalle certezze (o quasi): le partite di Ascoli Piceno e Pesaro non verrebbero neanche quotate dai bookmakers tanto l’esito appare scontato. Nella città delle Cento torri, della riconferma - scontata - di Marco Fioravanti per il secondo mandato resta solo da capire se le percentuali saranno bulgare. Perché ci sono pochi dubbi anche sul fatto che riesca a spuntarla già al primo turno. Non solo perché Ascoli è storicamente di centrodestra, ma anche per il gradimento personale della fascia tricolore, sempre ai primi posti nelle classifiche nazionali dei sindaci più amati. A Pesaro, ultima roccaforte rossa delle Marche, l’ago della bilancia pende invece sull’altro piatto. Una volta tanto il Pd ha tolto i panni di Tafazzi e ha candidato Mr preferenze Andrea Biancani, l’uomo che è riuscito a prendere più di 10mila voti nella Caporetto per eccellenza dei dem: le Regionali del 2020. Perdere ora a Pesaro sarebbe davvero una missione impossibile.

Le zone grigie

Ci sono poi le arene con i contorni meno netti. Osimo e Fano rappresentano magistrali esempi di harakiri politico che andranno studiati nei libri di storia. A Osimo, in casa centrodestra ha vinto il caos. Dalle primarie delle Liste civiche che non hanno incoronato Monica Bordini - delfina di Dino Latini - ma il suo sfidate Sandro Antonelli, è stata tutta una baraonda. Alla fine non si è riusciti a fare sintesi. Alle elezioni il centrodestra si presenterà spaccato: da una parte Antonelli - sostenuto de facto da Lega e FI - dall’altra Francesco Pirani, nome di Latini sostenuto da FdI con la benedizione del governatore Acquaroli. Nell’altra metà del cielo, invece, è riuscita l’impresa di dare sostanza a quella chimera chiamata campo largo: la candidata Michela Glorio è appoggiata sia dai dem che dal Movimento 5 Stelle. I borsini danno come probabile il ballottaggio e i veleni che si trascina dietro la frattura del centrodestra potrebbero tradursi in uno sgambetto al fotofinish favorevole alla Glorio.

Due facce, una medaglia

Situazione uguale e contraria a Fano: qui sono stati i progressisti a darsi la zappa sui piedi e a trasformare il campo largo in un campo santo. Cristian Fanesi, fedelissimo del segretario comunale del Pd Renato Claudio Minardi, sarà alla testa della coalizione mignon dem&soci; la pattuglia dei progressisti (dal M5S ad Azione ai Socialisti) è invece guidata da Stefano Marchegiani. E poi c’è Luca Serfilippi, consigliere regionale della Lega, che è riuscito a far convergere su di sé tutte le anime del centrodestra. Le quotazioni lo danno particolarmente lanciato e c’è chi azzarda la scommessa - ardita - sulla sua vittoria al primo turno.

La linea del fronte

In ogni caso, il cambio di rotta politica di Fano (ora amministrata dal centrosinistra) è dato come molto probabile. Ma c’è anche un altro duello guardato con molta attenzione dai bookmakers: quello per lo scranno più alto di Potenza Picena. A livello di peso specifico non è paragonabile al poker di città fin qui calato, ma ha un valore politico aggiunto: è la città del governatore Acquaroli, di cui è stato anche sindaco. Se l’uscente Noemi Tartabini, alla guida della coalizione di centrodestra, dovesse essere battuta dall’ex parlamentare Mario Morgoni, alla testa di una coalizione ampia di centrosinistra e M5S, sarebbe un pessimo segnale per il numero uno di Palazzo Raffaello. Potenza Picena si trasforma così nell’Ohio marchigiana, una cartina tornasole degli umori degli elettori in vista delle Regionali del 2025 (o 2026, a seconda di quale sarà la data scelta dal ministero per la tornata). Le scommesse sono aperte.

 

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Corriere Adriatico