Il Premio Miccichè vola a New York, è della giovane argentina Luiza Goncalves che vive negli Stati Uniti la migliore pellicola del Pesaro Film Fest

La giovanissima argentina trapiantata a New York Luiza Goncalves
PESARO -Vola negli Stati Uniti il premio Lino Miccichè per il miglior film in concorso al Pesaro Film Fest: vince la giovanissima argentina, trapiantata a New York, Luiza...

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PESARO -Vola negli Stati Uniti il premio Lino Miccichè per il miglior film in concorso al Pesaro Film Fest: vince la giovanissima argentina, trapiantata a New York, Luiza Goncalves (classe 1997) con “A banana tree is no coincidence (un bananero no es casualidad)”. Tra manipolazione digitale e disegno a mano, la regista ha realizzato un divertente, ma anche stratificato e complesso, calembour che prende spunto dalla domanda sul perché crescano gli alberi di banano a San Sebastián. Il film ha vinto con la seguente motivazione: «Perché racconta una storia delicata e significativa, di grande capacità espressiva, grazia, intelligenza e ironia. Un film breve, ma vitale e generoso».


La giuria professionale ha anche assegnato una menzione speciale a “What do we see when we look at the sky?” di Alexandre Koberidze, secondo lungometraggio del regista georgiano residente in Germania Alexandre Koberidze: sulle note di Notti magiche di Edoardo Bennato e Gianna Nannini, il film è una favola moderna, una storia d’amore tra una farmacista e un calciatore che cercano di (ri)trovarsi e finiscono per (ri)scoprire il mondo con occhi nuovi. L’opera ha vinto la menzione speciale con la seguente motivazione: «Per il suo sguardo rivelatore e per l’invito semplice e potente a cercare lo straordinario nella vita di tutti i giorni».
Forse per la prima volta, in questi ultimi anni, non c’è visione comune tra la giuria di esperti e quella formata dagli studenti. Lo sguardo della giuria giovani, coordinata da Pierpaolo De Sanctis e formata da ventidue giovani provenienti da varie università e scuole di cinema italiane, è andato più verso un cinema sperimentale, premiando “One thousand and one attempts to be an ocean” di Yuyan Wang, dove la giovane regista cinese, che vive a Parigi, riflette sull’esperienza di non essere in grado di percepire la profondità. La motivazione parla chiaro: «Per la forza del suo movimento ondulatorio, violento e ipnotico, capace di farci sprofondare in un mondo in cui la componente umana si fonde con quella artificiale. Per l’efficacia dello stile, in grado di travolgere lo spettatore come un’onda multisensoriale, attraverso un montaggio vorticoso e una colonna sonora minimale». Anche gli studenti hanno assegnato due menzioni speciali: “This day won’t last” di Mouaad El Salem e “Edna” di Eryk Rocha. Da quest’anno la Mostra ha dato la possibilità di votare anche ad un pubblico di spettatori che non hanno potuto raggiungere Pesaro, in collaborazione con MyMovies che ha scelto ancora un’altra pellicola: “The Nightwalk” di Adriano Valerio, un cortometraggio fatto di fughe e isolamenti. La nuova sezione dedicata ai videoclip, Vedomusica a cura di Luca Pacilio, che ha presentato ogni sera in piazza del Popolo le 6 opere uscite dalla pre-selezione su Instagram, ha premiato il video di Elisabetta Sgarbi dedicato agli Extraliscio, “È bello perdersi”, come il più gradito dal pubblico.

Infine, “(Ri)montaggi”, il primo concorso in Italia legato al video essay, la nuova forma di critica cinematografica per immagini che trova spazio non solo in video virali sul web, ma anche come momento di studio nelle università più all’avanguardia, ha decretato vincitore, tra i 5 finalisti, “Stairs” di Adele Insardà (Università Tor Vergata). L’ultima giornata del Festival si è conclusa con la proiezione del restaurato “Al di là del bene e del male” alla presenza di Liliana Cavani, emozionata per la possibilità di aver restituito 10 importanti minuti ad una pellicola che ha fatto la storia del cinema. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico