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ANCONA - Se qualcuno avesse avuto dei dubbi, Paolo Crepet li ha subito fugati: «Il mio compito stasera è farvi stare male, crearvi del malessere». Il pugno allo stomaco arriva a metà discorso, dal palco del teatro delle Muse tutto esaurito, con centinaia di occhi puntati sullo psichiatra e sociologo che ha scelto Ancona come tappa della sua tournée “Prendetevi la luna” (titolo del suo ultimo libro).
In platea c'è un pubblico variegato, tanti giovani, moltissimi genitori che lo sentono parlare ed hanno la netta sensazione che sia appena uscito da casa loro. Seduto su una sedia rossa da regista, gambe accavallate con calzino multicolor sotto un completo chiaro, Crepet demolisce i meccanismi che regolano i rapporti madre-padre-figli nell'era dell'intelligenza artificiale e dei social: «Una volta due genitori vengono nel mio studio con il figlio - racconta -.
Poi argomenta: «Se un figlio non si muove, basta cellulare e internet pagato dai genitori, stop alla paghetta. Deve mangiare, quello sì. Ma il riso». Il mantra da seguire: «I genitori devono supportare i figli, non diventare i loro sindacalisti, i mediatori, i risolutori. Se ai ragazzi date tutto, magari ancora prima che ve lo chiedano, come pensate che i loro desideri possano trasformarsi in passioni?».
Il timore più forte è che vengano a mancare le emozioni e il coraggio di continuare a sognare. Insiste, Paolo Crepet: «Mi sono trovato a parlare con un'insegnante i cui alunni hanno svolto un compito usando l'intelligenza artificiale. Quando è stato chiesto loro di spiegare cosa avevano capito, non ci sono riusciti. Pensate se questo accadesse con gli studenti di medicina. La tecnologia è fantastica ma non è detto che la strada più breve sia la migliore».
Lo psichiatra fa un esempio e svela il suo Dna marchigiano: «Mia nonna era di queste parti, aveva una casa sul Conero e amava fare i passatelli. Pensate che il cibo dei fast food sia migliore dei passatelli fatti in casa?». Poi ricorda quando Dustin Hoffman recitò L'Infinito di Leopardi nello spot per la Regione Marche di cui è stato testimonial: «Provava e riprovava, si arrabbiava quando non riusciva a dire un verso in italiano. Ecco quello che i giovani devono fare: non fermarsi alle prime difficoltà. Avranno molti treni da prendere, non tutti saranno quelli giusti. L'importante è seguire i propri sogni, emozionarsi, puntare alla luna».
Gli applausi finali sono un abbraccio e Crepet - che prima di entrare in teatro si è concesso una passeggiata in piazza del Papa («più una discoteca che una piazza») - lancia un ultimo messaggio che arriva dritto al cuore: «Abbiate il coraggio di credere nelle persone che avete messo al mondo. Donategli la libertà di inseguire i propri sogni. Se ci siete riusciti voi, perché non dovrebbero farlo anche loro?».
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