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MASSIGNANO - Piccoli, buoni, ma soprattutto autoctoni: sono il melone mignon di Massignano e l’anguria di Massignano, nell’Ascolano, la cui autenticità è certificata dal loro inserimento nel repertorio delle biodiversità dell’Assam. Li coltiva la famiglia Malavolta ormai da tre generazioni: ora sono i fratelli Enzo e Ivano a portarne avanti la produzione.ù
Una storia di genuinità
«Una storia lontana, e se vogliamo anche genuina. La semente dell’anguria è autoproducente - racconta Enzo Malavolta, che lavora con il fratello Ivano - Mio nonno la raccoglieva già agli inizi degli anni 20. Poi con la ferrovia da Pedaso la commercializzava». Alla stazione «si arrivava con il carro, trainato dai buoi, e mio nonno mi ha raccontato di come una volta, una sponda ha ceduto, riversando molte angurie lungo la strada – prosegue il signor Enzo - Appena si può piantare lo si fa e si può mangiare fino a fine anno». Di dimensioni più piccole, al massimo può pesare 3 o 4 kg, ha una buccia sottile, molto più di come la hanno gli altri cocomeri.
Dall’antipasto al dolce
Un menù? Si comincia dall’antipasto: il classico prosciutto e melone, anche valido secondo. Originali e gustosi possono essere i primi: da una vellutata ad un risotto al melone. Per prepararlo (4 persone) è semplice, procedere come per gli altri risotti fino a metà cottura di 400 gr di riso. Aggiungere quindi la polpa di un melone piccolo pulito e tagliato a pezzetti; appena pronto versare 4 cucchiai di panna e altrettanti di parmigiano, con una noce di burro. Il secondo? Il melone può far da contorno a speciali fettine o hamburger (ricetta in box). La frutta è servita da sé, di dolci ci sono infinite possibilità, tutte da frigorifero. Protagonista l’anguria, da sola con granite, gelati e sorbetti; insieme al melone, entrambi tagliati a cubetti, e bagnati col succo d’arancia, va lasciata a lungo in frigo. Da solo il melone, ama “ubriacarsi” col porto: si pulisce la polpa, e si taglia a cubetti o a palline, che si mettono in una coppa con del porto. Si lascia riposare in frigo, coperta, per almeno un’ora prima di gustare. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico