I meloni mignon e le angurie, i gioielli unici di Massignano sono certificati nel rapporto della biodiversità dell’Assam

La squisita marmellata di anguria
La squisita marmellata di anguria
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Sabato 10 Luglio 2021, 09:50

MASSIGNANO - Piccoli, buoni, ma soprattutto autoctoni: sono il melone mignon di Massignano e l’anguria di Massignano, nell’Ascolano, la cui autenticità è certificata dal loro inserimento nel repertorio delle biodiversità dell’Assam. Li coltiva la famiglia Malavolta ormai da tre generazioni: ora sono i fratelli Enzo e Ivano a portarne avanti la produzione.ù

 
Una storia di genuinità
«Una storia lontana, e se vogliamo anche genuina. La semente dell’anguria è autoproducente - racconta Enzo Malavolta, che lavora con il fratello Ivano - Mio nonno la raccoglieva già agli inizi degli anni 20. Poi con la ferrovia da Pedaso la commercializzava». Alla stazione «si arrivava con il carro, trainato dai buoi, e mio nonno mi ha raccontato di come una volta, una sponda ha ceduto, riversando molte angurie lungo la strada – prosegue il signor Enzo - Appena si può piantare lo si fa e si può mangiare fino a fine anno». Di dimensioni più piccole, al massimo può pesare 3 o 4 kg, ha una buccia sottile, molto più di come la hanno gli altri cocomeri. Quello che producono è bio, e per questo ha più proprietà nutrizionali. Lo stesso dicasi per il “meloncino”, come viene comunemente chiamato: i più grandi possono pesare al massimo 1 kg o in alcuni casi anche 1,5 kg e, per quanto piccoli, sono molto saporiti. La loro storia è più recente, «mio padre ha iniziato questa produzione nel 1950» prosegue Enzo. Allora la specie era gradita all’elite, ma «nel periodo della ripresa economica papà ha avuto coraggio. Abbiamo portato il nostro piccolo melone in Sicilia, per un confronto con un collega, che ne ha esaltato la sapidità e dolcezza». È la storia di questi frutti più piccoli rispetto a quelli giganti, e si mangiano come si preferisce.

Inutile dire che sono buoni da soli, o anche mangiati insieme ad altra frutta. In una macedonia. L’anguria è molto zuccherina, e nell’etimologia di alcune lingue straniere, come l’inglese e il tedesco, viene considerato un “melone d’acqua”. Nei due idiomi si chiama proprio “Wassermelon” e “water melon”. Non c’è un manuale per come mangiarli, si diceva: da soli sono buonissimi, e anche rinfrescanti. Accompagnati ad altri ingredienti, possono essere utilizzati anche in cucina. Dall’antipasto alla frutta (ovviamente) e persino il dolce: i gusti di anguria e melone sono particolari e nuovi per i fornelli.


Dall’antipasto al dolce
Un menù? Si comincia dall’antipasto: il classico prosciutto e melone, anche valido secondo. Originali e gustosi possono essere i primi: da una vellutata ad un risotto al melone. Per prepararlo (4 persone) è semplice, procedere come per gli altri risotti fino a metà cottura di 400 gr di riso. Aggiungere quindi la polpa di un melone piccolo pulito e tagliato a pezzetti; appena pronto versare 4 cucchiai di panna e altrettanti di parmigiano, con una noce di burro. Il secondo? Il melone può far da contorno a speciali fettine o hamburger (ricetta in box). La frutta è servita da sé, di dolci ci sono infinite possibilità, tutte da frigorifero. Protagonista l’anguria, da sola con granite, gelati e sorbetti; insieme al melone, entrambi tagliati a cubetti, e bagnati col succo d’arancia, va lasciata a lungo in frigo. Da solo il melone, ama “ubriacarsi” col porto: si pulisce la polpa, e si taglia a cubetti o a palline, che si mettono in una coppa con del porto. Si lascia riposare in frigo, coperta, per almeno un’ora prima di gustare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA