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PESARO Sarà una Locandiera diversa da quella che la tradizione ha spesso proposto quella che andrà in scena al Rossini di Pesaro da oggi a domenica 19 novembre e al Lauro Rossi di Macerata, il 21 e 22 novembre. Testo tra i più rappresentati di Carlo Goldoni, La locandiera secondo Antonio Latella è «una grande operazione civile e culturale, un manifesto teatrale che dà inizio al teatro contemporaneo», che vede Sonia Bergamasco nel ruolo della protagonista affiancata da Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa.
Il lavoro di ascolto
«Sento che siamo stati molto in ascolto di Goldoni», racconta la protagonista, «sento che il forte lavoro che Latella ha fatto è stato proprio quello di rendere giustizia alla complessità di Goldoni, rendendolo contemporaneo, facendo risuonare la sua storia, la sua lingua e la sua vicenda al presente, facendoci capire quanto parli a noi oggi».
Vari personaggi
Un libro che svela anche uno dei punti di forza della Bergamasco, l’aver studiato musica: «la musica mi definisce come persona, mi appartiene, è la mia prima lingua». Nel suo percorso ha toccato vari personaggi e varie interpretazioni, tra teatro, cinema e tv, partendo da una formazione importante con registi tra cui Carmelo Bene e Strehler ed ora con Latella: «All’inizio sì, ho lavorato con registi forti, ma poi ho voluto cambiare rotta e modo e ho iniziato un percorso da sola, desiderando parlare di cose a cui tenevo molto. Solo di recente sono tornata a lavorare con registi, ma l’ho fatto coscientemente, col desiderio di incontrare di nuovo un lavoro di regia, ma ad armi pari e cioè con la possibilità di un dialogo vero, di condividere il percorso dall’inizio in una maniera che tenga presente che il nostro mestiere è un grande privilegio, ma deve essere anche una gioia non soltanto una sofferenza. Con Latella, in particolare, c’è un rapporto di condivisione totale, spirituale e creativa». Tanto che anche di Mirandolina la Bergamasco continua a scoprire pieghe e sfumature ad ogni recita: «c’è una complessità del femminile davvero meravigliosa e universale, che ogni sera mi dà il senso di quello che stiamo facendo e mi inorgoglisce. Penso a come un autore, un uomo, che vive di un principio fluido per fortuna, sia riuscito a cogliere dati di femminile così potenti per restituirli e farli riascoltare. Da una parte la leggerezza e dall’altra l’imprendibilità. Ma c’è anche un mistero in Mirandolina, a cui sto girando attorno e forse ancora lo farò, perché un mistero va anche rispettato e non c’è miglior modo che indicarlo per farlo sentire agli altri».
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