PESARO - Il protagonista della due giorni che lega la poesia alla paesologia e all’esperienza di vita nelle Alte Marche, sarà Franco Arminio, uno dei più noti...
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Sabato 26, dalle ore 10, al Monastero Santa Croce di Fonte Avellana, sarà una giornata interamente dedicata alle Aree Interne, con contributi e testimonianze e il dialogo fra lo stesso Arminio e il Priore Dom Gianni Giacomelli sulla meditazione critica e propositiva nelle aree interne, nel trentennale della Carta Avellanita. Qui verrà anche presentato in anteprima (ore 12:30), il nuovo brand/logo “Alte Marche: cuore accogliente dell’Appennino”, rappresentazione grafica di una strategia integrata territoriale culturale e turistica. Sempre domani, ma alle 21, al Comunale di Cagli, le parole incontreranno la musica: in scena Franco Arminio nella performance, che riprende il titolo del suo ultimo libro “La cura dello sguardo”, del duo canoro Livio e Manfredi Arminio.
«Per me “La cura dello sguardo” significa riattivare l’interesse verso il mondo esterno, nell’idea che poi lo sguardo produce anche “riguardo”. - spiega Arminio - Abbiamo fatto politiche, individuali e collettive, sbagliate anche perché c’era una sorta di carenza percettiva: come se non avessimo guardato con attenzione i luoghi e le loro trasformazioni. Se guardi e ti accorgi che il tuo vicino è impallidito e dimagrito, lo avverti: verso i luoghi è mancato questo tipo di attenzione. Se si potessero cogliere in anticipo i segnali, saremmo già un passo avanti. E non bisogna dimenticare che ogni luogo ha un suo modo di essere curato, non sono tutti uguali e quindi il mio è anche una sorta di invito in omaggio alla geografia».
Le colline dell’entroterra marchigiano offrono davvero un’oasi di bellezza: come unire la praticità della città con l’estasi della natura? Dove e come dovremmo vivere per stare meglio? «Non è solo una questione di scelte individuali, ma anche di politiche: occorrerebbe riportare nei paesi alcuni servizi, ridistribuire le funzioni. La pandemia appena trascorsa ha prodotto riflessioni, forse più a livello individuale che politico, ma non dovrebbe esserci il bisogno di una catastrofe per un mutamento di percezione».
Al Comunale lo sguardo di Arminio incontrerà la musica «Sono molto contento e orgoglioso di questo spettacolo, anche perché abbiamo un modo diverso di guardare la provincia. È bello fare le cose insieme ai propri figli perché è, oggi, un po’ in controtendenza: li considero anche più bravi di me, hanno quella freschezza che forse io ho perduto. Ma non ho fatto nulla per portarli su quella strada: anzi, se gli avessi chiesto io di cantare, forse non lo avrebbero fatto». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico