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Il think tank
«Sarà un think tank nel corso del quale gli studiosi potranno interrompere il concerto, analizzare le musiche appena suonate e interrogare i musicisti al fine di analizzare la creatività nel suo svolgersi», spiega Caporaletti.
L’analisi
Al conservatorio di Fermo gli esperti analizzeranno le musiche prodotte dal trio formato dal pianista Enrico Pieranunzi, dal batterista francese André Ceccarelli e dal contrabbassista danese Thomas Fonnesbaek. Trio che suonerà in concerto il 18 novembre al teatro Lauro Rossi di Macerata (ingresso gratuito). «Faremo da cavia a questa idea bellissima, innovativa e coraggiosa. Noi musicisti ci divertiremo comunque. Credo che gli studiosi saranno più in difficoltà di noi» afferma Pieranunzi, una delle colonne portanti del jazz italiano. Pieranunzi concorda con la teoria di Caporaletti della musica audiotattile: «Ora i giovani sono pieni di teoria. Studiano molto ma poi capita che quando suonano non vanno a tempo. E andare a tempo non è teorico. È come voler imparare a fare il falegname o il calciatore solo sui libri. Il ruolo del corpo è importantissimo nel jazz. Io e altri jazzisti della mia età - prosegue Pieranunzi - abbiamo studiato ascoltando dischi e suonando con i più bravi».
Lo spartiacque
E parlando del fatto che il pubblico del jazz ha un’età media sempre più alta, il professore e pianista romano ne spiega il perché: «I Beatles sono lo spartiacque. Hanno prodotto una musica che non solo tutti potevano ascoltare ma che tutti potevano suonare. Sono nate le cover band. Ed è nato un fenomeno di identificazione impossibile replicare col jazz. Un fenomeno che oggi, a causa dei social, del palinsesto radiotelevisivo e della scuola, coinvolge tutti e in misura maggiore. E credo che non si tornerà più indietro. Anzi, l’intelligenza artificiale rischia di assestare il colpo finale» chiosa Pieranunzi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico