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Enzo Cucchi ci ha insegnato come fare sintesi tra l’apparenza delle cose e il significato che assumono nel contesto. Un nuovo modo di vedere la realtà. Ora, con l’evento che si inaugura mercoledì prossimo al Maxxi di Roma, riesce a dimostrare che c’è anche un nuovo modo di vedere questo Museo nazionale delle arti del XXI secolo, che gli dedica l’esposizione più originale della sua carriera.
«Le oltre duecento opere in mostra scandiscono un percorso ondivago e ricco di sorprese, un racconto per pagine sparse, che rifiuta ogni linearità cronologica e restituisce una creatività in perenne movimento. Disseminati ovunque, come tracce nella galleria, lavori monumentali, disegni, piccoli bronzi, ceramiche, grafiche e libri d’artista». Così il Maxxi presenta l’evento, che caratterizzerà la stagione, fino al 24 settembre.
Ispirazione controcorrente
L’artista marchigiano, nato a Morro d’Alba nel 1949, attivo per anni ad Ancona, ha allestito, nella Galleria 4 del Maxxi, l’universo del suo immaginario, poliedrico e multimaterico, ribelle, anticonformista. “Enzo Cucchi. Il poeta e il mago” è il titolo di questo tributo alla sua ispirazione, controcorrente anche quando fu iscritta, nel 1979, nella “casella” della Transavanguardia, ideata da Achille Bonito Oliva. Ma non chiedete a Cucchi se vi si riconosce, e soprattutto come si identifica la corrente. Vi risponderà, con quel suo piglio timido, distratto e un po’ sfottente: «Chiedetelo ad Achille!». Sarebbe come chiedere a un mago il segreto delle sue alchimie, o a un poeta dov’è la sorgente dei suoi versi. Poeta e mago è Cucchi, perché riesce a creare, con pochi simboli, nuove mitologie, che scaturiscono dalla sua tradizione terragna, per disegnare un nuovo immaginario, dove le arcane tracce di un mondo agricolo cozzano con le ansie dell’età contemporanea.
Nello spazio a lui dedicato dal Maxxi, verrà stravolta ogni regola espositiva, annullata la serialità, perché Cucchi ha il vezzo di rompere gli schemi, preferisce invertire gli ordini, occupare il vuoto così come l’inventiva gli suggerisce: quello che gli preme è ricostruire il suo universo mentale, con opere sospese dal soffitto, a mezz’aria, e altre che si proiettano all’esterno: piccole e grandi sculture, bronzi e dipinti di grande formato, infine libri d’artista ed esperimenti tipografici.
Corriere Adriatico