«Sposami» e lei, jesina, compra vestito e bomboniere ma è un matrimonio bluff. Condannato il finto ufficiale dell’Esercito, aveva spillato alla donna 15mila euro

«Sposami» e lei compra vestito e bomboniere, ma è un bluff da 15mila euro: punito il finto ufficiale dell’Esercito
ANCONA - La conoscenza sui social, le chat piene d’amore e poi la promessa di vivere un matrimonio da favola. Lei, una 40enne jesina, pensava di vivere un sogno con...

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ANCONA - La conoscenza sui social, le chat piene d’amore e poi la promessa di vivere un matrimonio da favola. Lei, una 40enne jesina, pensava di vivere un sogno con quell’uomo che si era presentato sui social come un tenente dell’Esercito Italiano. Invece, stando a quanto contestato dalla procura, quella relazione sarebbe servita all’uomo, un 44enne campano residente nel Lazio, solo a spillare soldi alla donna: almeno 15mila euro in un anno. La truffa, portata avanti tra il 2017 e il 2018, è costata all’imputato una condanna a otto mesi di reclusione.

 

La sospensione

Ma non solo. Il giudice Antonella Passalacqua ha subordinato la sospensione condizionale della pena al pagamento, da parte dell’imputato, di una provvisionale del valore di 10mila euro, da versare alla vittima, parte civile con l’avvocato Vania Lupacchini, entro un anno dalla lettura del dispositivo. L’indagine era partita dopo i sospetti nutriti dalla donna, madre di tre figli e con alle spalle una rottura dolorosa con il precedente compagno di vita. Credeva nella relazione con il 44enne, tanto da aver comprato anche l’abito da sposa in atelier per 2.200 euro. Era tutto pronto, poi la scoperta della trappola truffaldina.

La discussione

È nel corso della discussione che era stata ricostruita la relazione tra imputato e vittima, intercorsa tra l’ottobre del 2017 e l’ottobre del 2018. I due si erano conosciuti sui social. L’uomo si sarebbe presentato con un nome diverso e come un ufficiale dell’Esercito: Michele Giordani anziché Aniello Polese. In realtà all’epoca dei fatti era disoccupato. Stando a quanto denunciato, la relazione si sarebbe basata sulla menzogna. Lui avrebbe fatto leva sull’innamoramento della donna e sulle sue fragilità. In tale contesto, sempre per l’accusa, le avrebbe spillato 15mila euro, tra ricariche Postepay, la compravendita di un’auto, l’acquisito di una scopa elettrica e di una macchina da caffè. Lei sarebbe stata indotta a versargli dei soldi anche per fargli ottenere un’agevolazione della Regione Lazio. Stando a quanto contestato dalla procura, il 44enne l’avrebbe spinta a dargli i soldi facendole credere che sarebbero serviti per l’organizzazione del matrimonio e l’acquisto delle bomboniere. Nel corso della frequentazione con la jesina, il 44enne si era effettivamente sposato, ma con un’altra donna.

«È un uomo che va fermato, le sue condotte sono state mortificanti» ha detto in udienza l’avvocato di parte civile durante la discussione. Per la difesa, rappresentata dagli avvocati Alessio Colotti e Luca Montanari, non ci sarebbe stata alcuna truffa. Lui le avrebbe chiesto dei soldi, è vero. Ma perché in quel periodo non lavorava e aveva bisogno di cure mediche. Inoltre, la coppia si sarebbe anche vista di persona più volte. In sostanza, la relazione esisteva eccome per la difesa.

 

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Corriere Adriatico