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ANCONA - A Porto Recanati si è tenuta l’ultima tappa estiva del tour di uno dei cantautori più importanti del panorama musicale: Angelo Branduardi. Un autore che è per la musica l’emblema vivente di una scrittura metafisica e spirituale, passando dalla tradizione classica a quella medievale italiana a quella celtica anglosassone. Lo spettatore, ascoltando le sue canzoni è esortato a elevare il proprio pensiero e a riflettere, secondo le parole dello stesso autore, «sulla canzone sacra ma non devozionale». «L’universo, il cosmo e il tutto non è extra nos ma intra nos, non è fuori di noi ma all’interno di noi. Che è poi, incredibile ma vero, anche una delle basi della fisica moderna». Branduardi ha messo in musica anche il Cantico delle creature di Francesco d’Assisi che è il testo poetico più antico della letteratura italiana.
La ricerca del peggiore
«L’idea di mettere in musica le parole di Francesco d’Assisi non è stata mia…», introduce al pubblico il Maestro. E spiega: «Si presentarono quattro giovani frati da me a casa e mi dissero: noi pensiamo che tu sia quello adatto permettere in musica Francesco e non vorremmo un disco devozionale ma filologico, virgola per virgola». I frati gli avevano portato, come riferimento, millecinquecento pagine, fra i quali spiccano i fioretti «che sono l’opera più poetica del cristianesimo», continua a spiegare il Maestro. Quando stavano per andarsene, Branduardi li fermò e, parole sue, «gli rivolsi la domanda fatale: perché lo chiedete a me, che sono un peccatore? Loro mi risposero che tutti lo sono ma gli artisti un po’ di più, perché devono trasgredire per andare oltre, per vedere cosa c’è al di là del muro, al di là della porta chiusa». Alla fine i frati ammisero che: «Noi lo chiediamo a te, perché Dio sceglie sempre i peggiori. E quindi mi avevano trovato».
Suonare con il Maestro
Non parleremo di quanto sia stato bello il concerto – lo è stato – perché queste non sono pagine di critica musicale.
Corriere Adriatico