L’addio di Humphrey Bogart a Ingrid Bergman in ‘Casablanca’ non sarebbe stato lo stesso senza quel cappello in feltro che incorniciava il viso ai due...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Registi, attori, compositori, scrittori, politici e imprenditori. Persino capi di Stato. Non c’è uomo che conta che non abbia indossato un Borsalino, nome diventato negli anni sinonimo di cappello, proprio come lo sono la bombetta, il turbante o il basco. Del resto, basta pensare a Gianni Agnelli, Warren Beatty, Charlie Chaplin, Harry Truman, Giuseppe Verdi e Ernest Hemingway per farsi un’idea del suo successo. O a Giulio Andreotti e Francesco Cossiga. A Fred Astaire e Umberto Eco. Fino a gangster del calibro di Al Capone.
Grandi uomini, grandi cappelli, si dice. E dove non sono arrivati loro ha pensato la settima arte, legandosi a doppio filo alla leggenda Borsalino. Il successo del cappello di Alessandria, che quest’anno ha compiuto 160 anni, si deve tutto a Giuseppe Borsalino, ‘u siur Pipen’ che il 4 aprile 1857 mette su in via Schiavina, ad Alessandria, un piccolo laboratorio specializzato nella produzione di cappelli in feltro. E ora c’è chi pensa di salvare l’azienda creando un comitato ad hoc. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico