Bye bye Borsalino, fallito il marchio dei capelli amati da Bogart e Delon

Bye bye Borsalino, fallito il marchio dei capelli amati da Bogart e Delon
L’addio di Humphrey Bogart a Ingrid Bergman in ‘Casablanca’ non sarebbe stato lo stesso senza quel cappello in feltro che incorniciava il viso ai due...

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L’addio di Humphrey Bogart a Ingrid Bergman in ‘Casablanca’ non sarebbe stato lo stesso senza quel cappello in feltro che incorniciava il viso ai due protagonisti, pronti a separarsi per sempre. E del resto, cosa sarebbero stati Alain Delon, Harrison Ford e John Belusci senza il mitico copricapo nero calato sulla testa? Un Borsalino è per sempre. E il cinema lo sa bene. Il cappello che più di tutti ha contribuito a plasmare l’immaginario del grande schermo è diventato famoso nel mondo anche grazie ai divi internazionali. E ora che la storica azienda di Alessandria è fallita, il marchio icona del Made in Italy non smette di far sognare star e gente comune.

Registi, attori, compositori, scrittori, politici e imprenditori. Persino capi di Stato. Non c’è uomo che conta che non abbia indossato un Borsalino, nome diventato negli anni sinonimo di cappello, proprio come lo sono la bombetta, il turbante o il basco. Del resto, basta pensare a Gianni Agnelli, Warren Beatty, Charlie Chaplin, Harry Truman, Giuseppe Verdi e Ernest Hemingway per farsi un’idea del suo successo. O a Giulio Andreotti e Francesco Cossiga. A Fred Astaire e Umberto Eco. Fino a gangster del calibro di Al Capone.
Grandi uomini, grandi cappelli, si dice. E dove non sono arrivati loro ha pensato la settima arte, legandosi a doppio filo alla leggenda Borsalino. Il successo del cappello di Alessandria, che quest’anno ha compiuto 160 anni, si deve tutto a Giuseppe Borsalino, ‘u siur Pipen’ che il 4 aprile 1857 mette su in via Schiavina, ad Alessandria, un piccolo laboratorio specializzato nella produzione di cappelli in feltro. E ora c’è chi pensa di salvare l’azienda creando un comitato ad hoc. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico