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FANO - Gli alberghi di fano sono vuoti, molti sono chiusi. L’ultima ondata della pandemia sta dando il colpo di grazia a un sistema ricettivo che non riesce a sopravvivere con un’attività che si riduce a poco più di due mesi all’anno. Né un evento di uno o due giorni riesce a sanare un bilancio impoverito da un grande vuoto di presenze. E' questa la protesta di Luciano Cecchini, presidente provinciale degli albergatori aderenti a Confcommercio.
I bar anticipano la chiusura
«Tra l’altro – evidenzia Cecchini – la città di Fano è diventata un deserto: dopo cena il centro storico si è trasformato in un mortorio: i locali sono chiusi, gli stessi bar per limitare le spese della luce e del riscaldamento che sono aumentate vorticosamente negli ultimi tempi hanno anticipato la chiusura, il carnevale non ha offerto nessuna iniziativa per i giovani; a questi ultimi non rimane che incontrarsi sulle strade per parlare almeno tra loro, con il rischio che qualche residente disturbato dalla loro presenza, protesti con le istituzioni.
Già prima che intervenisse l’aumento delle fonti energetiche, tenere aperto un albergo, pur con il personale ridotto all’osso (un portiere h 24, una cameriera alle stanze, un addetto alle colazioni), tasse e servizi compresi, costava dalle 500 alle 700 euro al giorno. Un albergo con 20 camere sosteneva una media di 18.000 di spese al mese; ora molto di più. Come è possibile andare avanti se non c’è ospiti, visto che anche il contributo di presenze fornito dall’apparato produttivo è calato drasticamente? Si è ridotto infatti il numero di operai e tecnici che da lontano venivano a lavorare a Fano, quello dei rappresentanti e degli imprenditori; ai viaggi si sono sostituite le relazioni tramite il web.
Insufficienti le iniziative del Comune
«Il Comune – evidenzia ancora Cecchini - ha fatto e sta facendo molto in incontri, convegni, progetti, ma non basta: nel programma degli eventi non esiste un’iniziativa nuova, la bassa stagione è abbandonata a se stessa; va bene parlare di cultura, ma ci vorrebbe anche qualche manifestazione di sano e puro divertimento. Per i giovani, dopo che anche la Fano dei Cesari è stata ridotta al rango di un evento per bambini, è rimasto solo il Festival jazz e a livello di coinvolgimento Passaggi Festival che si avvale di uno staff di circa 100 partecipanti. In realtà i giovani fanno molto con il volontariato per la città, ma la città che cosa fa per loro? Perfino la festa della birra è stata costretta a chiudere anzitempo!».
Il degrado in città
Sul conto delle carenze Cecchini pone immagini che deturpano la città, come la garitta della caserma Paolini e il capanno che nasconde l’entrata ai cunicoli a Porta Maggiore, include una Corte malatestiana che da un bellissimo teatro all’aperto è stata trasformata in un cortile ghiaioso, l’allontanamento dei giovani dal Sant’Arcangelo molto prima dell’inizio dei lavori, una Darsena borghese lasciata a metà e altro ancora. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico