La protesta del presidente albergatori: «Fano è una città mortorio, nessuna iniziativa per i giovani»

La centrale piazza Venti Settembre di Fano deserta
La centrale piazza Venti Settembre di Fano deserta
di Massimo Foghetti
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Lunedì 7 Marzo 2022, 09:28

FANO - Gli alberghi di fano sono vuoti, molti sono chiusi. L’ultima ondata della pandemia sta dando il colpo di grazia a un sistema ricettivo che non riesce a sopravvivere con un’attività che si riduce a poco più di due mesi all’anno. Né un evento di uno o due giorni riesce a sanare un bilancio impoverito da un grande vuoto di presenze. E' questa la protesta di Luciano Cecchini, presidente provinciale degli albergatori aderenti a Confcommercio. 

I bar anticipano la chiusura
«Tra l’altro – evidenzia Cecchini – la città di Fano è diventata un deserto: dopo cena il centro storico si è trasformato in un mortorio: i locali sono chiusi, gli stessi bar per limitare le spese della luce e del riscaldamento che sono aumentate vorticosamente negli ultimi tempi hanno anticipato la chiusura, il carnevale non ha offerto nessuna iniziativa per i giovani; a questi ultimi non rimane che incontrarsi sulle strade per parlare almeno tra loro, con il rischio che qualche residente disturbato dalla loro presenza, protesti con le istituzioni. Non voglio dire – precisa Cecchini – che chi eccede non debba essere punito, voglio evidenziare una realtà che per i giovani è deludente e non lascia alternative, se non andare a Senigallia o nelle località della vicina Romagna».

 
Già prima che intervenisse l’aumento delle fonti energetiche, tenere aperto un albergo, pur con il personale ridotto all’osso (un portiere h 24, una cameriera alle stanze, un addetto alle colazioni), tasse e servizi compresi, costava dalle 500 alle 700 euro al giorno. Un albergo con 20 camere sosteneva una media di 18.000 di spese al mese; ora molto di più.

Come è possibile andare avanti se non c’è ospiti, visto che anche il contributo di presenze fornito dall’apparato produttivo è calato drasticamente? Si è ridotto infatti il numero di operai e tecnici che da lontano venivano a lavorare a Fano, quello dei rappresentanti e degli imprenditori; ai viaggi si sono sostituite le relazioni tramite il web.

Insufficienti le iniziative del Comune
«Il Comune – evidenzia ancora Cecchini - ha fatto e sta facendo molto in incontri, convegni, progetti, ma non basta: nel programma degli eventi non esiste un’iniziativa nuova, la bassa stagione è abbandonata a se stessa; va bene parlare di cultura, ma ci vorrebbe anche qualche manifestazione di sano e puro divertimento. Per i giovani, dopo che anche la Fano dei Cesari è stata ridotta al rango di un evento per bambini, è rimasto solo il Festival jazz e a livello di coinvolgimento Passaggi Festival che si avvale di uno staff di circa 100 partecipanti. In realtà i giovani fanno molto con il volontariato per la città, ma la città che cosa fa per loro? Perfino la festa della birra è stata costretta a chiudere anzitempo!». 

Il degrado in città
Sul conto delle carenze Cecchini pone immagini che deturpano la città, come la garitta della caserma Paolini e il capanno che nasconde l’entrata ai cunicoli a Porta Maggiore, include una Corte malatestiana che da un bellissimo teatro all’aperto è stata trasformata in un cortile ghiaioso, l’allontanamento dei giovani dal Sant’Arcangelo molto prima dell’inizio dei lavori, una Darsena borghese lasciata a metà e altro ancora.

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