Totem di Pesaro Capitale oscura la Porta di Sguanci. I figli protestano: «Svilita l’opera di nostro padre»

Totem di Pesaro Capitale oscura la Porta di Sguanci. I figli protestano: «Svilita l’opera di nostro padre»
PESARO -- L’effetto era quello di una prospettiva che da viale Marconi dirige lo sguardo verso la spiaggia ed entra dentro la “Porta a mare“, dischiudendo...

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PESARO -- L’effetto era quello di una prospettiva che da viale Marconi dirige lo sguardo verso la spiaggia ed entra dentro la “Porta a mare“, dischiudendo visioni sconfinate all’orizzonte. Ma adesso a rovinare la traiettoria magica della scultura in legno d’abete e tasselli colorati di Loreno Sguanci, che dal 1976 ha resistito alle intemperie e al degrado in viale Trieste prima di essere sostituita nel 2013 da una copia, è spuntato a farle da schermo il totem di Pesaro 2024 Capitale italiana della cultura. Uno dei tanti marchi del brand disseminati in vista della kermesse che, in questo caso, ha sollevato l’indignazione e le critiche anche da parte dei familiari del maestro, nato a Firenze nel 1931 e scomparso nel 2011. La sua è una preziosa eredità di segni, testimonianze e saperi legati all’arte contemporanea che affonda le radici nella ricerca degli anni ’70 con il filone di sculture che dovevano interagire con l’ambiente e coinvolgere la cittadinanza.


L’associazione


Nulla è andato perduto, ora è attiva l’associazione Archivio Loreno Sguanci attorno al progetto del Parco urbano di scultura. Ma la famiglia vorrebbe che si stabilisse un vero dialogo insieme al Comune, per dare suggerimenti e indicazioni. «Come può una città della cultura coprire un’opera che si trova sul lungomare di viale Trieste dal 1976? Pesaro sta svilendo Loreno Sguanci», questo il messaggio affidato ai social dalla figlia Lucia, 50 anni, impegnata nella custodia della memoria paterna. Mentre Maria Stella, la primogenita, pubblica con intento critico il significato della “Porta a mare“ descritto di suo pugno da Loreno. «Ho progettato e realizzato un‘opera che riporta alla memoria le mura e le porte di Pesaro demolite nei primi decenni del ‘900. È stato utilizzato il legno, l’abete, frutto della terra lavorato dai calafati per far vivere di mare la città. La Porta ha due ante semiaperte contro l’orizzonte, un varco attraverso il quale vedere l’altro spazio che compone la città nella sua storia». 

Il fratello


È intervenuto anche il figlio gemello Luca, 50 anni, artista in equilibrio tra pittura e verità scientifica che ha ereditato la creatività di famiglia: «Il totem è chiaramente un ingombro alla visione prospettica che caratterizza la scultura in sé e il suo posizionamento urbano - fa notare Sguanci -, anche se credo che sia stato collocato davanti alla scultura di mio padre in buona fede. Ma un’operazione del genere non può non tenere conto della direttrice visiva da viale Marconi racchiusa nell’opera. Il logo in quella posizione lancia un messaggio equivoco, perché si vuole segnalare la presenza di una scultura, certamente importate per la Capitale, ma che non se la passa proprio bene anzi, al contrario, ha bisogno di restauro, sia l’originale nei magazzini del Comune sia la riproduzione. Quindi si mette in evidenza un aspetto negativo che non si addice al brand che dovrebbe valorizzare i beni culturali e i percorsi per gli ospiti di Pesaro 2024. Se ci fossero stati lavori in corso per sistemare la Porta avrei potuto capire la presenza del totem, ma anche in questo caso la sistemazione è ferma al palo da molto tempo». 

La Porta a mare


La “Porta a mare” non è l’originale della scultura di Loreno Sguanci creata negli anni ‘70 per lo spazio pubblico di viale Trieste, ma una copia ricollocata il 28 ottobre 2013, due anni dopo la scomparsa dello scultore, perché la prima richiedeva lavori di restauro, mai effettuati dal Comune. La riproduzione è stata realizzata dalla cooperativa sociale T41b, che offre possibilità di lavoro a persone disabili, riportando proporzioni e misure del modello sotto la guida attenta del laboratorio di ebanesteria e falegnameria. Ma proprio quella ”solitudine” tanto necessaria attorno alla Porta, che dava il giusto respiro alla scultura, non è stata capita dai moderni ”arredatori” del lungomare.
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Corriere Adriatico