Il totem di Sguanci da salvare, i “Poli s Pali”, dagli anni ’80 in un piazzale di Pesaro, necessitano di un restauro urgente

L’opera “Poli s Pali” in piazzale Staranzano a Pesaro
PESARO - L’apporto dell’Archivio Loreno Sguanci al progetto di Pesaro capitale della cultura italiana 2024 (“La Natura della Cultura”) parte dal Parco...

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PESARO - L’apporto dell’Archivio Loreno Sguanci al progetto di Pesaro capitale della cultura italiana 2024 (“La Natura della Cultura”) parte dal Parco Urbano di Scultura con azioni ed eventi volti alla divulgazione culturale, alla fruizione delle opere, al recupero e restauro di quelle compromesse dall’esposizione alle intemperie, ma anche attraverso la ricostruzione di percorsi culturali e identitari capaci di riconnettere in nuovi itinerari Pesaro con altre realtà provinciali ed extra regionali.

 

«Viviamo in tempi difficili, confusi e spesso narrati male - racconta Luca Sguanci, figlio di Loreno -. La cultura e l’arte tuttavia ci permettono di ritrovare una strada costellata di incontri, di vere storie, di sentite e partecipate progettualità, di desiderio dell’altro e dell’altrui pensiero. E forse proprio gli artisti possono narrarci al meglio il nostro tempo».


Aprile è importante per l’Archivio Loreno Sguanci perché è il mese della scomparsa dello scultore fiorentino avvenuta 11 anni fa. «Lo scultore - prosegue Luca - è sempre stato, per Loreno, un uomo che fa attraverso le mani, ma anche colui che nell’atto di dar forma plastica alla materia per fissare nella realtà un sentimento, si trova a modellare se stesso, verificando passo passo, mentre scolpisce il marmo o il legno, la veridicità profonda della sua ricerca interiore. L’opera una volta conclusa è presenza autonoma, viva e dialogante. Donata come sentimento e pensiero agito, essa risuona di quella verità interiore, e fa risuonare altre persone finanche l’orizzonte dell’identità culturale di una comunità». 


Per l’opera “Poli s Pali” del 1980, l’intento di Loreno è stato quello di realizzare una forma al servizio della vivacità culturale della città, per segnalarne i momenti e gli eventi significativi. «Come la vita stessa, quest’opera si modifica per rispondere all’ambiente e alle altre presenze con cui coabita, umane comprese, per indicare con la sua forma totemica il ruolo e il valore della cultura. Un’opera urbana a tutti gli effetti di un artista che vedeva nella città stessa la grande possibilità di un laboratorio culturale a cielo aperto ma veramente partecipato, strutturalmente connesso e lontano da ogni forma di spettacolarizzazione che potrebbe prestare il fianco a sterili usi strumentali di un palcoscenico».

Quest’opera, al pari di tante altre dei grandi maestri italiani, una volta posta nello spazio urbano è opera pubblica: presenza piena e matura, come riteneva Loreno, ma da custodire e accudire vestendo i panni del padre di famiglia. L’idea di Luca è quindi quella di «recuperare l’arte che c’è, che è oggi vitale, così come riprogettare nuovi momenti e nuovi luoghi per l’arte che verrà. Il restauro conservativo, la manutenzione ordinaria delle opere e le nuove progettazioni culturali, sono strumenti per riaffermare l’importanza della cultura vera che narra, che unisce e che incontra. Anche i Poli s Pali, vivi dagli anni ’80, necessitano di un intervento urgente per continuare a parlare di cultura».

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Corriere Adriatico