SAN COSTANZO - Sono stati sequestrati in casa e tenuti sotto minaccia, un imprenditore edile e le sue due giovani figlie hanno subito una rapina l’altra notte a San...
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L’obiettivo scelto dai malviventi è l’abitazione di un imprenditore di 63 anni, una villa disposta su tre piani nella campagna di San Costanzo, lungo la strada che collega il comune a Mondolfo, disseminata di rare abitazioni, alcune raggruppate tra loro. Un obiettivo relativamente facile per i banditi, che utilizzano la tecnica del foro. Sono entrati nella casa senza fare rumore dopo aver praticato un buco nel vetro di una finestra, attraverso il quale hanno inserito un attrezzo per girare la maniglia dall’interno. Modalità tipiche di un furto, come quelli che vengono messi a segno pressoché ogni notte anche in provincia di Pesaro Urbino. Ma questa volta il furto è degenerato in rapina, con una grave violenza psicologica praticata sulle vittime. I banditi, infatti, hanno svegliato i componenti della famiglia per farsi aprire la cassaforte. Hanno cominciato con una delle ragazze, passando poi agli altri due familiari. Dalle pieghe del sonno di genitore e figlie sono sbucati così tre figuri dal volto nascosto tra lo scaldacollo alzato e il cappellino calato sulla fronte.
«Se state calmi non vi succede niente», ha intimato il capo con un chiaro accento dell’Est. I tre familiari sono stati portati in cucina e tenuti sotto controllo da uno dei malviventi, che ha imposto loro di non muoversi. L’imprenditore ha fornito le indicazioni per aprire la cassaforte, dentro c’erano solo 200 euro ma banconote per altri 3.000 euro sono state trovate dai banditi frugando in ogni stanza. I tre delinquenti calzavano guanti ed erano armati, all’apparenza, solo di un grimaldello. Le vittime non hanno reagito, evitando di subire violenze fisiche, ma sono rimaste sconvolte dall’accaduto tanto che l’allarme ai carabinieri è stato dato solamente ieri mattina alle 7,30 da un altro figlio dell’imprenditore, quando ha appreso dai suoi cari della rapina messa a segno nella notte. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico