Poligono di tiro, attività di fuoco ridotte d'estate per favorire la fauna selvatica e il turismo

Appostamento nel poligono di tiro di Carpegna
 CARPEGNA - Le attività nel poligono militare di tiro di Carpegna verranno sospese in primavera ed estate con un anticipo di 46 giorni per favorire la conservazione...

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 CARPEGNA - Le attività nel poligono militare di tiro di Carpegna verranno sospese in primavera ed estate con un anticipo di 46 giorni per favorire la conservazione della fauna selvatica e le attività socio economiche del territorio, come la zootecnia e la fruizione turistica.

 

 

Il passaggio saliente
È questo il passaggio saliente del nuovo disciplinare, che regolamenta le attività addestrative, tra l’autorità militare e le Regioni interessate. Il documento è stato approvato lunedì scorso dalla giunta regionale Acquaroli in seguito a una lunga trattativa tra il comando militare dell’Esercito delle Marche e le Regioni Marche, Toscana ed Emilia Romagna. Nel 2013, prima della scadenza del precedente accordo valevole 9 anni, l’Ente parco del Sasso Simone e Simoncello ne aveva chiesto la revisione segnalando diverse criticità. C’era anche l’esigenza di coinvolgere l’Emilia Romagna in seguito all’aggregazione nel 2009 del Comune di Pennabilli.

La superficie di estensione
Il poligono di tiro permanente di Carpegna, infatti, interessa territorialmente, appunto, il comune di Pennabilli, quello toscano di Sestino e i comuni marchigiani di Carpegna, Frontino e Piandimeleto. Coinvolta nel perimetro anche una porzione del parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello (a cavallo tra Marche ed Emilia Romagna) e della riserva regionale del Sasso Simone (in Toscana). Il poligono militare si estende per circa 2.427,7 ettari, appartenenti al demanio militare, dei quali 1.035,2 destinati a pascolo e 1.193,2 a bosco, con i restanti 199,3 occupati da affioramenti rocciosi, calanchi e zone urbanizzate.

La revisione dell'accordo
La revisione del disciplinare è stata molto laboriosa e si è svolta - si legge nella delibera regionale - nel corso degli anni attraverso incontri in presenza e in videoconferenza, con lo scambio di proposte e controproposte per definire un testo condiviso da Regioni, Ente parco e autorità militare che contemperasse le istanze ambientali e socioeconomiche provenienti dal territorio con le esigenze addestrative rappresentate dall’Esercito. La giunta regionale ha approvato il documento trasmesso, tramite pec, il 14 luglio scorso dal Comando militare Esercito delle Marche. 

Stagione inattiva più lunga di 36 giorni
L’accordo mantiene fisso il termine massimo di 140 giornate addestrative dell’Esercito con attività di fuoco, ma, secondo la richiesta dell’Ente parco, la conclusione del periodo di addestramento primaverile è anticipata dal 30 giugno al 15 maggio. A recupero, solamente parziale, di questi 46 giorni vengono cancellate le due decadi di inattività del poligono distribuite tra marzo, aprile e maggio, mentre l’inizio delle esercitazioni in vista della stagione autunnale è anticipato di dieci giorni, dal 16 al 6 settembre. Così il periodo di continua inattività nella bella stagione si allunga di 36 giorni, dal 15 maggio al 6 settembre, con vantaggi ambientali, economici e turistici. Inoltre, da marzo a maggio sono ammesse attività di fuoco solamente con le armi meno impattanti, individuali portatili e di reparto. Nello stesso periodo è escluso l’impiego di aeromobili, fatte salve le esigenze dell’elisoccorso.

Le aree protette


Il disciplinare individua le aree di rilevante interesse paesaggistico, ambientale e storico archeologico e quelle di interesse storico culturale sottoposte a forti limitazioni delle attività militari. Sono indicate anche le zone più utilizzate per le attività di fuoco, tra cui quelle dove arrivano i colpi. Infine, è previsto un monitoraggio dell’ambiente, il primo entro due anni, per verificare che nelle aree soggette a esclusivo uso militare non si superino i parametri soglia di contaminazione. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico