Piano d'ambito dei rifiuti di Pesaro Urbino bocciato dalla Regione. Aguzzi: «Chiediamo chiarimenti sulle quantità conferite»

Piano d'ambito dei rifiuti di Pesaro Urbino bocciato dalla Regione. Aguzzi: «Chiediamo chiarimenti sulle quantità conferite»
PESARO - È stato predisposto in ritardo di 5 anni sui tempi prescritti dalla legge, ha legittimato una “gestione anomala” con “previsioni...

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PESARO - È stato predisposto in ritardo di 5 anni sui tempi prescritti dalla legge, ha legittimato una “gestione anomala” con “previsioni arbitrarie” secondo la censura degli uffici regionali competenti, è stato corretto sulla spinta delle prescrizioni della stessa Regione e, infine, non ha superato la verifica di conformità al piano regionale di gestione dei rifiuti (Prgr).

Il piano d’ambito dei rifiuti di Pesaro Urbino è stato bocciato dalla Regione Marche. Il vulnus è il conferimento irregolare nelle discariche dei rifiuti speciali non pericolosi di origine industriale, a cui i gestori (Marche Multiservizi e Aset) ricorrono per fare cassa, al fine di sostenere gli investimenti e soprattutto rimpinguare gli utili. Quantità eccessive, che superano il doppio limite imposto dal piano regionale dei rifiuti del 2015, ovvero il 50% dei rifiuti urbani e la provenienza dall’ambito regionale.

 

Verifica dall’esito negativo

Perciò, si è concluso con “l’esito negativo della verifica di conformità al Prgr” il lungo procedimento, che aveva visto l’approvazione della proposta di piano da parte dell’assemblea dei sindaci della provincia il 30 settembre 2021, lo svolgimento della valutazione ambientale strategica, l’accoglimento di varie osservazioni presentate da diversi soggetti ed enti e l’adozione della versione emendata da parte della stessa assemblea dei sindaci lo scorso 13 dicembre 2022 .

«Abbiamo scritto di nuovo all’Assemblea territoriale di ambito, quindi al presidente della Provincia Giuseppe Paolini - dichiara l’assessore regionale all’ambiente Stefano Aguzzi - rilevando che il piano non ha le caratteristiche richieste dall’attuale legge regionale. Abbiamo chiesto anche dei chiarimenti sulle quantità dei rifiuti che vengono smaltite nelle discariche della nostra provincia e sulla loro provenienza».

Il vizio d’origine è l’accordo di programma del 2017, autorizzato dall’Ata, per il riempimento accelerato delle discariche di Ca’ Lucio di Urbino e di Ca’ Asprete di Tavullia, gestite da Mms, con i rifiuti industriali da fuori ambito, in deroga appunto ai due limiti al piano regionale. Un indirizzo che all’epoca fu subito stigmatizzato dalla Regione come incompatibile con la pianificazione marchigiana, perché avrebbe prodotto ulteriore consumo di suolo per la necessità di ampliare la terza discarica provinciale, quella di Monteschiantello di Fano.

Il sito di Ca’ Lucio già esaurito

In base alle prescrizioni del dicembre 2021 della Regione, che ha segnalato come i volumi disponibili nelle tre discariche provinciali coprano un fabbisogno del territorio ultradecennale, nel piano è stata cancellata la previsione della chiusura anticipata della discarica di Ca’ Asprete (mentre quella di Ca’ Lucio si è esaurita già nel 2022 con il conferimento dei rifiuti speciali), allontanando la prospettiva di un ampliamento dell’impianto di Monteschiantello di Fano. Ma questa parte del piano (il punto 5.6 relativo alla programmazione degli smaltimenti in discarica) è stata formulata in modo generico e laconico senza l’analitica indicazione dei quantitativi di rifiuti conferibili, tanto che gli uffici regionali hanno definito tale carenza un “vizio essenziale e fondamentale”.

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Corriere Adriatico