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PESARO I rapporti sessuali pretesi con il ricatto di divulgare i video hot che la riguardavano. Ieri la sentenza davanti al Gup con rito abbreviato. Il caso risale al marzo del 2023 quando i carabinieri arrestarono un personal trainer di 28 anni di Pesaro con l’accusa di violenza sessuale, estorsione e stalking. A denunciarlo è stata la sua ex compagna di 25 anni, da cui ha avuto anche una figlia.
Il ricatto
La ragazza ha preso il coraggio a due mani e ha raccontato tutto alle forze dell’ordine. L’uomo non aveva accettato la fine del rapporto ed aveva continuato a perseguitare la donna. Fino a ricattare la ragazza pretendendo rapporti sessuali.
Il 28enne aveva fissato l’incontro a casa. Ma lei, consigliata dagli inquirenti, ha preteso che lo scambio di denaro avvenisse all’esterno, dove i carabinieri sarebbero potuti intervenire al minimo pericolo per la ragazza. Le banconote erano state fotocopiate e segnate, così al momento del passaggio del denaro, i carabinieri sono usciti allo scoperto arrestando in flagranza di reato il 28enne. Con sé aveva anche in tasca un lungo coltello.
Il sequestro
I militari avevano sequestrato il computer e i telefonini che il giovane aveva con sé per provare l’esistenza dei video e delle immagini che il 28enne aveva minacciato di rendere pubblici in caso di mancato pagamento. L’uomo, dopo un periodo in carcere, era finito ai domiciliari con il braccialetto elettronico. L’indagine è proseguita e ieri è arrivata alla sentenza. La giovane si è costituita parte civile tramite l’avvocato Alberto Malavolta che ha puntellato le accuse della procura e chiesto 50 mila euro di risarcimento. Anche i genitori della giovane si sono costituiti parte civile tramite il legale Andrea Casula. L’imputato, difeso da Marco Cassiani, ha respinto le accuse dicendo che i rapporti erano consenzienti e i soldi gli erano stati offerti.
Il risarcimento
Il giudice ha condannato il 28enne a 4 anni e 2 mesi e alla provvisionale di 10 mila euro immediatamente esecutiva. Il legale ha chiesto la revoca dei domiciliari. Verrà applicata la misura dell’allontanamento di 500 metri dalla vittima e dai luoghi da lei frequentati. Si procederà in sede civile per il risarcimento.
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Corriere Adriatico