Aggressione choc, la solidarietà delle istituzioni al personale del Pronto soccorso. Il primario: «Siamo stremati»

Il flash mob dei lavoratori del pronto soccorso
PESARO - «Ci mettiamo il cuore, ma non ce la facciamo più. Pronto soccorso in coda alla catena alimentare dell’ospedale, tutti i problemi ricadono su di...

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PESARO - «Ci mettiamo il cuore, ma non ce la facciamo più. Pronto soccorso in coda alla catena alimentare dell’ospedale, tutti i problemi ricadono su di noi», è il messaggio del responsabile Umberto Gnudi. E i sindacati avanzano le richieste in un documento: «Presidio di sicurezza h-24 e più personale». Parla di un lavoro «meraviglioso, ma allo stesso tempo terribile», il primario del pronto soccorso del San Salvatore Umberto Gnudi.

 

Il suo è un grido di dolore, e un appello di aiuto, perchè «non potremo sopportare a lungo questa situazione». L’occasione è stato il flash mob di ieri mattina, davanti all’ingresso del pronto soccorso, con protagonisti chi lavora in corsia, medici e infermieri dei vari reparti di Marche Nord, in particolar modo dagli operatori sanitari che mercoledì sera si sono trovati davanti alla furia del 23enne che, sotto l’effetto di alcol e droghe, li ha aggrediti con calci, pugni e sputi.

Le richieste
Insieme a Gnudi, la direttrice generale di Marche Nord Maria Capalbo, il direttore sanitario Edoardo Berselli, alcuni colleghi che dirigono reparti ospedalieri, vedi il primario di Rianimazione Michele Tempesta e il resaponsabile del Pronto soccorso di Fano Giancarlo Titolo, medici e infermieri. Hanno portato la loro solidarietà il prefetto Tommaso Ricciardi, il questore Michele Todisco, l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, che ha voluto verificare la situazione di persona, il sindaco Matteo Ricci, i consiglieri regionali Andrea Biancani e Marta Ruggeri, il consigliere comunale Dario Andreolli.

Presenti anche i sindacati della funzione pubblica nell’ambito sanitario. «L'aggressione dell'altra sera non è stato un episodio che purtroppo non è così inusuale in pronto soccorso - dice Gnudi - è come se come lavorassimo in strada, non abbiamo porte chiuse, quindi accogliamo tutti e di tutto. Può capitare che un paziente in stato di alterazione per abuso di sostanze se la prenda con gli operatori. E’ una cosa molto triste e molto brutta. Però questa è solo la punta dell’iceberg, perché questo è un rischio che noi abbiamo scelto facendo questo lavoro, quello che non abbiamo scelto è di vicariare le mancanze di tutto il resto del sistema sanitario. I servizi sul territorio sono stati grandemente ridotti. Sono state tolte delle guardie mediche, la guardia turistica, ci sono dei problemi per i posti nelle strutture e questo ricade sull’ospedale. Il problema dell’ospedale è che ci sono pochi posti letto a causa del Covid-19 e questo ricade sul pronto soccorso, noi siamo in coda alla catena alimentare. Quindi tutti i problemi del sistema sanitario nazionale sono diventati un grande problema nostro e noi siamo chiamati a risolverli e finché ce la facciamo, lo facciamo con tutto il cuore». 

Il documento


«Ma siamo arrivati - rimarca -a un punto nel quale non ce la facciamo più. Abbiamo poche persone ancora disposte a fare questo lavoro e questo lo dico comprendendoli benissimo, perché le motivazioni non possono essere solo che sia un lavoro meraviglioso. Perchè allo stesso tempo è anche terribile. Noi siamo presi al 100%, tutta la nostra vita è il nostro lavoro e questa è una cosa che nessuno può sopportare a lungo». I sindacati hanno anticipato un documento con una serie di richieste, su tutte un presidio di vigilanza h-24 al pronto soccorso e l’assunzione di personale. «Abbiamo bisogno di più sicurezza - riferisce Carlo Ugolini, Rsu Marche Nord Fp Cgil - quello che chiediamo innanzitutto è un presidio di sicurezza fisico h-24 all’interno degli ospedali e in più abbiamo bisogno anche di più personale». A Marche Nord lavorano 1.670 persone, di cui 380 uomini. Angelo Aucello, Uil Fpl, rileva che per gli operatori sanitari «oltre al danno degli stipendi bassi, c’è anche la beffa delle aggressioni. Chiediamo il supporto delle istituzioni». Daniele Gentile, Cisl Fp comparto sanità Marche Nord sottolinea che «il nostro pronto soccorso sta subendo una forte emigrazione di medici e infermieri, il personale non lavora in sicurezza, non viene garantito e se ne va altrove». 

 

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Corriere Adriatico