PESARO Le ricerche sono partite ma è una corsa contro il tempo. Da alcuni giorni la polizia messicana si è messa in moto per trovare il figlio del pesarese Luigi...
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«Faccio un appello a tutte le forze politiche pesaresi, a tutti i parlamentari eletti nella provincia di Pesaro e Urbino - continua Mengucci - aiutatemi e intervenite, in qualche maniera, per cercare di velocizzare la situazione a livello ministeriale italiano. Il dipartimento minorile non ha ancora dato risposte in relazione all’attività svolta dalla polizia messicana e dell’Interpol che, lo ricordo, devono eseguire una sentenza di rimpatrio provvisoriamente esecutiva». La polizia messicana, però, si è attivata inspiegabilmente solo 28 giorni dopo. Ha bruciato, di fatto, un mese buono di ricerche. Solo contro il mondo Mengucci non esclude una partenza, a breve, per il Messico con l’obiettivo di andare a toccare con mano, anche correndo notevoli rischi, l’attività degli inquirenti messicani. Sarebbe la terza volta, come avvenuto in due precedenti occasioni in compagnia del fratello Francesco e del padre, l’avvocato Mauro Mengucci. In questi 17 mesi non ha mai potuto vedere suo figlio, si è dovuto districare nella complessità del diritto internazionale, ha lottato contro la burocrazia e ha compiuto questi viaggi della speranza in Messico, rimanendo però con i regali in mano a incontri con il figlio fissati per legge ma sempre disattesi dalla moglie.
La convenzione dell’Aja del 1980, relativa alla sottrazione internazionale di minori, siglata anche da Messico e Italia, prevede una costante e proficua collaborazione tra gli Stati membri in relazione all’attività di polizia da svolgersi al momento della localizzazione e del rimpatrio del minore. Mengucci ha potuto parlare con suo figlio solo tramite qualche sporadica telefonata concessa dalla madre che, all’improvviso, dopo 8 anni di matrimonio, con la scusa di una vacanza nella terra natia, dai parenti, non ha fatto più ritorno. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico