La maxi antenna di Fiorenzuola finisce in Parlamento. Carloni (Lega): «Due ministri per stopparla»

La maxi antenna di Fiorenzuola finisce in Parlamento. Carloni (Lega): «Due ministri per stopparla»
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PESARO Finisce in Parlamento il caso della maxi antenna di Fiorenzuola nel cuore del parco del San Bartolo. Il deputato della Lega Mirco Carloni ha presentato un’interrogazione ad hoc, a cui si chiede risposta scritta, destinata ai ministeri dell’Ambiente e della Cultura, per sapere se gli stessi ministri - Gilberto Pichetto Fratin e Gennaro Sangiuliano - non intendano adottare iniziative di competenza volte ad appurare «la compatibilità paesaggistica della realizzazione dell’antenna 5G nel borgo di Fiorenzuola di Focara, all’interno del parco naturale di San Bartolo, anche valutando la possibilità di una nuova localizzazione dell’impianto in sito diverso, nonché a verificare le ragioni del parere favorevole all’impianto rilasciato dalla Soprintendenza ai beni paesaggistici e ambientali». 


L’iniziativa del parlamentare Carloni è solo l’ultima in ordine di tempo di una serie di prese di posizioni volte bloccare quello che ormai per tutti è il cotton fioc che deturpa e oltraggia un luogo da valorizzare. Pochi giorni fa, presso lo studio dell’avvocato Maurizio Terenzi, professionista ormai specializzato in simili contenziosi, si è anche costituito un comitato di cui è promotrice Maria Cristina Busi Ferruzzi, la nota imprenditrice che a Fiorenzuola ha casa (tra l’altro viene indicata come sede del comitato) e che ha anche l’appoggio di Vittorio Sgarbi. Nella sua interrogazione Carloni ricorda che il percorso per l’antenna Iliad 5G è cominciato nel 2019, in seguito all’approvazione del piano dei siti idonei per la telefonia mobile da parte dell’allora giunta e della stessa Soprintendenza. Anche lo stesso consiglio del parco ha poi dato parere favorevole.

La "pubblica utilità"

«Sebbene il progetto dell’installazione dell’antenna sia considerato di pubblica utilità - prosegue il parlamentare - per la rilevanza dell’area di ubicazione prescelta, a poca distanza dal borgo storico, e per l’altezza dell’antenna, di circa 30 metri, si teme un grave danno paesaggistico, ambientale ed economico, che rischia di pregiudicare lo sviluppo turistico del territorio». Per Carloni «la necessità di dotare con infrastrutture digitali il parco del San Bartolo dovrebbe conciliarsi con le esigenze del territorio, in particolare in un luogo strategico da un punto di vista ambientale, culturale e turistico: bene favorire la tecnologia e la cosiddetta transizione digitale, ma - conclude - serve una pianificazione generale a monte e un programma di lungo termine sulle vecchie e nuove installazioni delle stazioni radio base a tecnologia 5G rispettoso delle caratteristiche territoriali locali». L’antenna 5G del San Bartolo non è per il momento ancora in funzione.

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Corriere Adriatico