L'appello della famiglia del motociclista Gregori morto a Pesaro: «Qualcuno lo ha fatto sbandare». Si cercano testimoni

PESARO  - Sono trascorsi quattro mesi, ma resta un mistero l’incidente mortale di via Gagarin che ha strappato la vita al noto geometra Alberto Gregori, 38 anni, finito...

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PESARO  - Sono trascorsi quattro mesi, ma resta un mistero l’incidente mortale di via Gagarin che ha strappato la vita al noto geometra Alberto Gregori, 38 anni, finito contro una pianta ai margini della strada in sella alla sua moto Harley Davidson


Un tratto che conosceva a menadito, il giovane professionista, perché lo percorreva ogni giorno facendo la spola tra il suo studio di via Pantano, un salto a trovare i genitori a Villa San Martino e l’abitazione di famiglia a Cattolica. Quel giovedì sera del 30 marzo (erano circa le 20,30) Alberto stava tornando a casa dalla moglie e dalle sue due bimbe, procedendo in direzione Torraccia verso la Romagna.

 

Motociclista esperto
 

La vittima è stata subito definita, da chi la conosceva bene, «un motociclista esperto per dimestichezza e tecnica, appassionato, prudente e consapevole». Mentre sono in corso le indagini della Procura, che ha aperto un fascicolo contro ignoti sulle cause dello schianto, si fa avanti la vedova del geometra, Alice Tamburini, 37 anni, mamma delle piccole figlie della coppia, assistita dagli avvocati Luca Marcaccini ed Elisa Cavalli di Cattolica, per lanciare un appello agli eventuali testimoni dell’incidente affinché si facciano avanti per raccontare cosa è successo realmente. La loro ipotesi è quella del pirata della strada che in curva avrebbe invaso la corsia di marcia percorsa da Gregori, facendolo sbandare e finire contro un albero ai margini della carreggiata. 
«Mio marito è deceduto in motocicletta nell’incidente stradale avvenuto all’altezza della concessionaria Diba il 30 marzo - inizia così il suo appello la signora Tamburini -. Vi chiedo per favore di aiutarmi. Invito chiunque abbia assistito al sinistro o che possieda qualsiasi informazione utile a mettersi in contatto con lo studio legale Marcaccini ai seguenti recapiti, 0541 1442612 e avvlucamarcaccini@libero.it. C’è qualcosa che non torna nella dinamica dello schianto. Difficile si sia trattato di un malore perché lui stava bene, non abbiamo in ogni caso ancora l’esito dell’autopsia disposta dalla Procura. Siamo sempre più convinti della presenza di un secondo mezzo che lo abbia fatto sbandare e perdere il controllo della moto che guidava sempre con molta attenzione e cautela. Qualcosa l’ha tradito all’altezza della curva e lo ha fatto finire contro un albero che delimita la larga carreggiata che lui conosceva molto bene. L’urto è stato fatale, per lui non c’è stato nulla da fare». 
Rafforzano l’appello e le supposizioni, gli avvocati Luca Marcaccini ed Elisa Cavalli che ipotizzano l’omicidio stradale, addebitabile a un pirata sconosciuto che è fuggito via.
«Dalle prime informazioni acquisite nel corso degli accertamenti – sottolineano i legali -, molti aspetti lasciano propendere che l’incidente non sia stato di natura accidentale, per un improvviso malore, un ostacolo sulla carreggiata o un guasto alla moto. La Procura ha subito aperto un fascicolo d’indagini contro ignoti per capire perché il geometra sia uscito di strada. Le autorità hanno disposto anche un esame autoptico, ma non è stato ancora ufficializzato il risultato. Gli elementi fino a oggi raccolti, e in particolare i danni riportati dalla moto, lasciano sospettare la presenza di un contributo esterno, vale a dire un pirata della strada che ha invaso la corsia di marcia del motociclista, facendolo sbandare e uscire di strada contro l’albero. La famiglia lancia per questo un appello per rintracciare eventuali testimoni che abbiano assistito ai fatti avvenuti lungo via Gagarin, strada come sempre molto trafficata, circostanza che rende del tutto inverosimile come nessuno abbia visto alcunché in quella tragica sera».

 

La ricerca della verità
 

La giovane moglie di Alberto Gregori e le due bambine rimaste senza padre hanno bisogno di sapere prima di tutto la verità: «Vogliamo trovare i testimoni dell’incidente, aiutateci. Per me e per le mie figlie è importante sapere come è morto mio marito, cosa gli è successo, una necessità profonda di giustizia morale, anche se so che sarà difficile che qualcuno paghi per quanto accaduto».

 

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Corriere Adriatico