Fano, le mareggiate portano alla luce all'ex pista di go kart la trincea dell’antico poligono

Fano, le mareggiate portano alla luce all'ex pista di go kart la trincea dell’antico poligono. Nella foto la montagnola e una della 5 arcate del poligono
FANO La recente mareggiata non ha sfondato solo nel tratto nord di Sassonia, sguarnito di scogliere e quindi esposto alla devastazione, ma anche in quel lembo di litorale...

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FANO La recente mareggiata non ha sfondato solo nel tratto nord di Sassonia, sguarnito di scogliere e quindi esposto alla devastazione, ma anche in quel lembo di litorale all’altezza dell’ex pista dei go kart in cui campeggia la montagnola.

 


La scoperta


Anche in quel cuneo sprovvisto di difese adeguate le onde continuano ad infilarsi con violenza, tanto che proprio ai piedi della montagnola hanno fatto ora affiorare i resti della trincea che costituiva parte integrante dell’antico poligono militare. Facilmente visibile, per la curiosità comprensibile di chi capita da quelle parti e non ha tutta questa dimestichezza con la storia cittadina, uno dei cinque archi che si aprivano all’interno del manufatto e dove alloggiavano i tiratori impegnati a centrare le sagome disposte lungo il bagnasciuga. Non è dato sapere, per ora, se la circostanza allerterà di nuovo la Sovrintendenza, che tre anni fa aveva richiamato duramente alle proprie responsabilità l’amministrazione comunale, minacciando di citarla in giudizio nel caso si fossero verificate conseguenze irreparabili, se non avesse posto in atto tutte le misure necessarie a tutelare quello che non tutti sanno e non tutti si capacitano è comunque ritenuto un bene culturale e dunque sottoposto ai vincoli del caso. Il monito non era rimasto inascoltato. Di lì a poco era stato infatti condotto un sopralluogo e successivamente elaborato un piano d’azione che nel breve termine prevedeva l’installazione di reti anti-erosione che potessero proteggere l’integrità della montagnola. Intervento eseguito già nell’arco di quello stesso 2020, per una spesa di poco inferiore ai 40.000 euro, e che è consistito nella costruzione di una rete paramassi in metallo distribuita su una griglia in fibra di cocco e fissata su di pali in castagno e blocchi di calcare per consolidare la base della scarpata.

 
Le ipotesi


Molto più impegnativa (la stima di allora contenuta nello studio di fattibilità parlava di 185.000 euro) l’opera di ricostruzione della montagnola, seguendo i principi dell’ingegneria naturalistica e dunque utilizzando tecniche a basso impatto ambientale, con l’impiego di specie vegetali in grado di armonizzarsi con il territorio circostante. Immaginati quattro livelli di terra, contenuti in recinti metallici e con l’obiettivo di mantenere la pendenza originaria, e una superficie esterna rivestita dalla ghiaia ricavata dall’operazione di scavo. Tutto però da subordinare all’intervento di innalzamento delle scogliere, senza il quale anche la rete poco ha potuto.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico