Strage di anziani, parte un’indagine conoscitiva. La procuratrice Tedeschini: «Virus, una devastazione»

La procuratrice capo di Pesaro, Cristina Tedeschini
PESARO  - Un’indagine conoscitiva è già stata avviata. In questo modo la procura della Repubblica di Pesaro compie il primo accertamento sulle strutture...

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PESARO  - Un’indagine conoscitiva è già stata avviata. In questo modo la procura della Repubblica di Pesaro compie il primo accertamento sulle strutture per anziani che si sono trasformate in lazzaretti per via di piccoli focolai di coronavirus, che hanno contagiato operatori e ospiti. Questi ultimi, soggetti fragili per malattie croniche, sono rimasti rapidamente vittime dell’epidemia. Anche a Pesaro e in provincia c’è stata una strage di anziani. In un contesto territoriale di grave emergenza sanitaria, che la procura non esita a definire di «devastazione». 


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Sui decessi massivi nelle strutture per la terza età c’è la percezione diffusa di una mancata adozione di accorte misure di prevenzione e sicurezza, tanto che anche il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, ha stigmatizzato l’improvvida organizzazione di feste di carnevale quando il virus era già in fase espansiva.

Le procure di Macerata e Ancona hanno avviato accertamenti preliminari con un atteggiamento di prudenza, da cui non si discosta l’autorità giudiziaria di Pesaro. «È stata delegata solamente un’indagine conoscitiva a perimetro limitato su un un’unica struttura», si limita a dire la procuratrice della Repubblica, Cristina Tedeschini. 

Ciò significa che la polizia giudiziaria è stata incaricata di raccogliere informazioni sulla dinamica dei fatti e che per ora non ci sono né indagati e né ipotesi di reato (in astratto si possono ipotizzare le lesioni colpose per i contagi e l’omicidio colposo plurimo per le morti). Sono stati i sindacati i primi a sollevare il problema nelle strutture per anziani del territorio. Si tratta di case di riposo, residenze protette (Rp) e residenze sanitarie assistenziali (Rsa).

Le prime per anziani autosufficienti fanno capo ai Comuni, con gestione solitamente affidata a cooperative sociali. Nelle altre, riservate alle persone non autosufficienti, l’assistenza erogata presenta una maggiore componente sanitaria tanto che le strutture sono convenzionate con la Regione e fanno capo alla sanità territoriale. In generale, i sindacati hanno contestato la ritardata o incompleta assegnazione agli operatori dei dispositivi di protezione personali, l’insufficiente esecuzione dei tamponi faringei sia sul personale che sugli ospiti e un’imperfetta separazione tra anziani negativi e anziani positivi o comunque con i sintomi. Tra le situazioni più gravi quelle del consorzio sociale Santa Colomba di Pesaro, dove i sindacati hanno segnalato il decesso da fine febbraio tra 20 e 30 ospiti tutti con i sintomi del Covid-19, e di Familia Nova di Fano, dove la direzione ha confermato la morte dall’inizio dell’epidemia di 15 ospiti.


Secondo quanto emerso finora sulla progressione dell’epidemia nel territorio potrebbero risultare penalmente rilevanti anche i contagi degli operatori e dei pazienti negli ospedali, nonché i ritardi nell’esecuzione dei tamponi su chi è stato collocato in quarantena e, se malato, è stato ricoverato in condizioni terminali oppure, se guarito, deve continuare a stare in casa. Su questi aspetti, però, il profilo è ancora più basso. «Le condizioni operative in cui si è trovata la provincia di Pesaro sono state devastanti - sottolinea la procuratrice Tedeschini -, tali da rendere probabilmente inutile qualsiasi valutazione delle condotte sul piano della rilevanza penale. Il processo penale ha le sue regole. I fatti colposi sono regolati da un meccanismo stringente di condotte causali ed esigibili. La mia, comunque, non è una critica al lavoro di nessuno». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico