PESARO - Un’indagine conoscitiva è già stata avviata. In questo modo la procura della Repubblica di Pesaro compie il primo accertamento sulle strutture...
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Sui decessi massivi nelle strutture per la terza età c’è la percezione diffusa di una mancata adozione di accorte misure di prevenzione e sicurezza, tanto che anche il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, ha stigmatizzato l’improvvida organizzazione di feste di carnevale quando il virus era già in fase espansiva.
Le procure di Macerata e Ancona hanno avviato accertamenti preliminari con un atteggiamento di prudenza, da cui non si discosta l’autorità giudiziaria di Pesaro. «È stata delegata solamente un’indagine conoscitiva a perimetro limitato su un un’unica struttura», si limita a dire la procuratrice della Repubblica, Cristina Tedeschini.
Ciò significa che la polizia giudiziaria è stata incaricata di raccogliere informazioni sulla dinamica dei fatti e che per ora non ci sono né indagati e né ipotesi di reato (in astratto si possono ipotizzare le lesioni colpose per i contagi e l’omicidio colposo plurimo per le morti). Sono stati i sindacati i primi a sollevare il problema nelle strutture per anziani del territorio. Si tratta di case di riposo, residenze protette (Rp) e residenze sanitarie assistenziali (Rsa).
Le prime per anziani autosufficienti fanno capo ai Comuni, con gestione solitamente affidata a cooperative sociali. Nelle altre, riservate alle persone non autosufficienti, l’assistenza erogata presenta una maggiore componente sanitaria tanto che le strutture sono convenzionate con la Regione e fanno capo alla sanità territoriale. In generale, i sindacati hanno contestato la ritardata o incompleta assegnazione agli operatori dei dispositivi di protezione personali, l’insufficiente esecuzione dei tamponi faringei sia sul personale che sugli ospiti e un’imperfetta separazione tra anziani negativi e anziani positivi o comunque con i sintomi. Tra le situazioni più gravi quelle del consorzio sociale Santa Colomba di Pesaro, dove i sindacati hanno segnalato il decesso da fine febbraio tra 20 e 30 ospiti tutti con i sintomi del Covid-19, e di Familia Nova di Fano, dove la direzione ha confermato la morte dall’inizio dell’epidemia di 15 ospiti.
Secondo quanto emerso finora sulla progressione dell’epidemia nel territorio potrebbero risultare penalmente rilevanti anche i contagi degli operatori e dei pazienti negli ospedali, nonché i ritardi nell’esecuzione dei tamponi su chi è stato collocato in quarantena e, se malato, è stato ricoverato in condizioni terminali oppure, se guarito, deve continuare a stare in casa. Su questi aspetti, però, il profilo è ancora più basso. «Le condizioni operative in cui si è trovata la provincia di Pesaro sono state devastanti - sottolinea la procuratrice Tedeschini -, tali da rendere probabilmente inutile qualsiasi valutazione delle condotte sul piano della rilevanza penale. Il processo penale ha le sue regole. I fatti colposi sono regolati da un meccanismo stringente di condotte causali ed esigibili. La mia, comunque, non è una critica al lavoro di nessuno». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico