PESARO - Un’indagine conoscitiva è già stata avviata. In questo modo la procura della Repubblica di Pesaro compie il primo accertamento sulle strutture per anziani che si sono trasformate in lazzaretti per via di piccoli focolai di coronavirus, che hanno contagiato operatori e ospiti. Questi ultimi, soggetti fragili per malattie croniche, sono rimasti rapidamente vittime dell’epidemia. Anche a Pesaro e in provincia c’è stata una strage di anziani. In un contesto territoriale di grave emergenza sanitaria, che la procura non esita a definire di «devastazione».
LEGGI ANCHE:
Coronavirus vaccino italo-inglese, ad aprile test accelerati: «Da settembre si potrà usare»
Sui decessi massivi nelle strutture per la terza età c’è la percezione diffusa di una mancata adozione di accorte misure di prevenzione e sicurezza, tanto che anche il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, ha stigmatizzato l’improvvida organizzazione di feste di carnevale quando il virus era già in fase espansiva.
Le procure di Macerata e Ancona hanno avviato accertamenti preliminari con un atteggiamento di prudenza, da cui non si discosta l’autorità giudiziaria di Pesaro. «È stata delegata solamente un’indagine conoscitiva a perimetro limitato su un un’unica struttura», si limita a dire la procuratrice della Repubblica, Cristina Tedeschini.
Ciò significa che la polizia giudiziaria è stata incaricata di raccogliere informazioni sulla dinamica dei fatti e che per ora non ci sono né indagati e né ipotesi di reato (in astratto si possono ipotizzare le lesioni colpose per i contagi e l’omicidio colposo plurimo per le morti). Sono stati i sindacati i primi a sollevare il problema nelle strutture per anziani del territorio. Si tratta di case di riposo, residenze protette (Rp) e residenze sanitarie assistenziali (Rsa).
Secondo quanto emerso finora sulla progressione dell’epidemia nel territorio potrebbero risultare penalmente rilevanti anche i contagi degli operatori e dei pazienti negli ospedali, nonché i ritardi nell’esecuzione dei tamponi su chi è stato collocato in quarantena e, se malato, è stato ricoverato in condizioni terminali oppure, se guarito, deve continuare a stare in casa. Su questi aspetti, però, il profilo è ancora più basso. «Le condizioni operative in cui si è trovata la provincia di Pesaro sono state devastanti - sottolinea la procuratrice Tedeschini -, tali da rendere probabilmente inutile qualsiasi valutazione delle condotte sul piano della rilevanza penale. Il processo penale ha le sue regole. I fatti colposi sono regolati da un meccanismo stringente di condotte causali ed esigibili. La mia, comunque, non è una critica al lavoro di nessuno».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout