Provincia, 10 anni in salita «Ma ora basta con i tagli»

Provincia, 10 anni in salita «Ma ora basta con i tagli»
L'ENTE FERMO Parte la raccolta firme a sostegno delle Province. Presto, nei Comuni italiani sarà possibile mettere la faccia, o meglio il nome, sul documento con cui l'Upi...

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L'ENTE
FERMO Parte la raccolta firme a sostegno delle Province. Presto, nei Comuni italiani sarà possibile mettere la faccia, o meglio il nome, sul documento con cui l'Upi (Unione Province d'Italia) chiede al Governo di ridare dignità agli enti che da cinque anni vivono in una specie di limbo. Quanti sindaci diranno sì all'iniziativa ancora non si sa. A quelli del Fermano, le lettere con la richiesta di adesione sono state spedite in questi giorni. Va da sé che, se si è arrivati a far ricorso al sostegno popolare, probabilmente è perché, da Roma, non arrivano buone notizie.

Il referendum
«Le Province sono rimaste sospese dice la presidente di quella di Fermo, Moira Canigola con una riforma che non si è conclusa. Anzi, con un referendum che ha ridato a questi enti la dignità che avevano prima. A livello di carta costituzionale, siamo un ente locale al pari di Comuni e Regioni, ma, nella realtà, non riusciamo a esprimere questa autonomia perché le funzioni non sono ben definite, gli organi politici non sono riconosciuti da una piena legittimazione popolare, non c'è autonomia finanziaria, né quella possibilità di organizzare l'ente e il personale in maniera tale da permettere una piena funzionalità di tutti gli apparati amministrativi». Riconfermata lo scorso novembre a capo della Provincia, Canigola da sempre è molto critica verso la riforma Delrio. Una riforma a metà, che ha spogliato le Province di funzioni e risorse, lasciandole a barcamenarsi in un mare sempre più agitato, senza peraltro portare quel risparmio tanto proclamato. «Ogni anno spiega la presidente chiudere il bilancio è una vittoria. E si tratta comunque di è una chiusura simbolica perché, di fatto, mancano le risorse. Abbiamo una governance che riconosce solo il presidente. Non abbiamo una giunta per prendere decisioni. Il presidente e gli altri organi non sono eletti direttamente dai cittadini e questo fa perdere in termini di legittimità».
Lo scontro
La Provincia tanto attesa e desiderata, ottenuta alla fine di un estenuante braccio di ferro con Ascoli, è durata pochissimi anni. Dall'istituzione, nel 2004, l'ente è diventato operativo solo nel 2009. Sono 10 anni. Nel 2014 la riforma degli enti locali targata Delrio ha costretto le Province a un brusco passo indietro, relegandole al ruolo di enti di secondo livello. «Quella di Fermo fa sapere Canigola non ha avuto il tempo di radicarsi in maniera totale. La situazione attuale è ancora più deleteria, perché mostra il lato peggiore di un ente che, in realtà, non è così. Oggi siamo costretti a una continua lotta per arrivare a fine giornata. Le richieste da parte della popolazione sono tante, ma le risorse umane, strumentali ed economiche a disposizione per poterle attuare, sono sproporzionate. Si cerca sempre di tamponare. Bisogna dare delle priorità e dire dei no, pur riconoscendo che le richieste spesso sono legittime». Ma quel che è fatto è fatto e, salvo repentini cambi di rotta, il destino delle Province, per ora, sembra segnato. Qualche mese fa, a riaccendere le speranze era stato il vicepremier Matteo Salvini che si era detto intenzionato a rivedere la Delrio. Un interessamento che, però, è durato solo qualche giorno.
Il dibattito

«C'è un tavolo tecnico spiega la presidente , con un documento presentato dall'Upi e condiviso da tutte le Province. A breve ne produrremo un altro». Intanto, per alzare la voce, l'Upi ha chiesto l'aiuto dei cittadini. Da qui la raccolta firme che dovrebbe partire a giorni. Se e quanto servirà non è dato saperlo. Ma, per territori come il Fermano, che presto saranno alle prese con sfide epocali area di crisi (il 9 luglio ci sarà un nuovo incontro al Ministero dello sviluppo economico) e ricostruzione, in primis , poter contare su un ente intermedio in forze farebbe la differenza.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere Adriatico