L'INRCA ANCONA Un mese ancora e poi l'Inrca avrà deciso che strada prendere

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L'INRCA

ANCONA Un mese ancora e poi l'Inrca avrà deciso che strada prendere per sbloccare l'impasse del pensionato Tambroni, costato otto milioni di euro ma fermo al palo dall'aprile 2006, quando la Procura della Repubblica mise i sigilli, per gravi difetti di costruzione, a un immobile inaugurato appena sei mesi prima. Il processo penale si è concluso con un nulla di fatto nel 2009, ma poi la Corte dei Conti ha chiamato in causa per un presunto danno erariale da 3,5 milioni cinque tecnici, tra responsabili della direzione dei lavori e collaudatori. E durerà per chissà quanti anni ancora la causa civile da dieci milioni di euro intentata dall'Inrca per chiedere un risarcimento alla Cpc di Roma, la ditta costruttrice. Ma intanto l'immobile va in malora. «Abbiamo affrontato una questione di grande complessità - spiega il direttore generale Gianni Genga, che ha ereditato la grana dai suoi predecessori -. Per gennaio contiamo di decidere tra due opzioni, che ci sono state proposte da soggetti interessati sia al ripristino della struttura, che all'eventuale gestione». A un certo punto, negli anni scorsi, si era pure prospettata la possibilità di abbattere l'edificio e ricostruirlo. «Ma un'analisi tecnica più approfondita - spiega il Dg Genga - ci ha fatto propendere per la ristrutturazione. La struttura dello stabile non è compromessa, anche se ci sarà da lavorare per gli impianti». La ricostruzione in via Cupa di Posatora dell'ospizio semidistrutto dalla frana del dicembre 82 - destinato a ospitare 80 anziani, di cui 60 non autosufficienti - è stata un fallimento certificato dalle perizie dei tribunali. Come quella dell'ingegner Placido Munafò, consulente nominato dal Gip nel corso del procedimento penale. Evidenziava un campionario di storture: piazzale principale senza strato di sottofondazione in sabbia; percorso pedonale senza arredi e opere di completamento; marciapiedi con materiali difformi dal contratto; pareti perimetrali esterne non coibentate e senza isolamento termico; divisori interni con spessore inferiore al previsto; terrazzi e pavimentazioni esterne senza impermeabilizzazioni per impedire infiltrazioni d'acqua; centrale termica senza protezione contro le intemperie; fognature non completate. Nove anni dopo, siamo ancora lì, all'incompiuta del Tambroni.

l. s.
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Corriere Adriatico