Caporalato nel volantinaggio giovani sfruttati e sottopagati

Caporalato nel volantinaggio giovani sfruttati e sottopagati
IL BLITZMACERATA Lavoravano 12 ore al giorno per meno di 3 euro all'ora, ma sulla loro busta paga figurava tutta un'altra situazione, ben diversa dalla realtà: un'ora di lavoro...

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IL BLITZ
MACERATA Lavoravano 12 ore al giorno per meno di 3 euro all'ora, ma sulla loro busta paga figurava tutta un'altra situazione, ben diversa dalla realtà: un'ora di lavoro al giorno, soltanto per pochi giorni al mese. Due denunce e oltre 15 mila euro di multa per due aziende che operano nel settore del volantinaggio, con sede una in provincia di Rimini e l'altra di Macerata. Ancora una importante operazione, svolta dai carabinieri della Compagnia di Civitanova guidata dal tenente colonnello Enzo Marinelli e da quelli del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Macerata, diretto dal maresciallo Martino Danilo Di Biase, per contrastare il fenomeno del caporalato.

La ricostruzione
Questa volta lo sfruttamento riguardava lavoratori extracomunitari impiegati nel settore della distribuzione di materiale pubblicitario. Facevano volantinaggio 6 giorni su 7, ma percepivano uno stipendio misero, per la maggior parte in nero. L'indagine era partita qualche tempo fa, attraverso una azione di osservazione e di pedinamenti, effettuati nelle settimane scorse dai carabinieri per le strade prima di Civitanova e poi di Macerata. Sulla costa avveniva, secondo quanto è stato ricostruito dai militari dell'Arma, lo smistamento dei lavoratori impegnati nell'attività di volantinaggio. Lo scorso 6 settembre, dopo il pedinamento di due furgoni provenienti appunto da Civitanova, erano stati fermati ed identificati 6 lavoratori extracomunitari, pakistani ed indiani, che i carabinieri avevano trovato al lavoro, intenti a distribuire volantini pubbliciari per le strade di Macerata per conto di due aziende del settore, originarie della provincia di Rimini e di Macerata.
I movimenti
I sei stranieri si muovevano in sella a delle biciclette, che erano state messe a disposizione degli stessi datori di lavoro. Da qui erano scattate le indagini. Dagli accertamenti effettuati, anche attraverso le testimonianze fornite ai carabinieri dai lavoratori interessati, è emersa la condizione di sfruttamento ai quali i sei extracomunitari erano costretti dai loro datori di lavoro. Tutti e sei, stando a quanto è emerso, avevano necessità di lavorare e di guadagnare qualcosa per sostenere le rispettive famiglie, accettando stipendi miseri ma lavorando a ritmi insostenibili - sempre secondo quanto è emerso dalle indagini dei carabinieri - pur di portare a casa un po' di soldi.
Le necessità
I datori di lavoro, senza scrupoli, facendo leva sulla necessità di denaro dei loro dipendenti e allo scopo di arricchirsi indebitamente, imponevano orari di lavoro giornalieri di 12 ore al giorno per una paga oraria di circa 2,90 euro. Dalla documentazione acquisita, infatti, è emerso che per i lavoratori, impiegati tutti i giorni, venivano elaborate buste paga sulle quali era indicata solo un'ora di lavoro al giorno per poche giornate mensili. Ben diverso, invece, dalle 12 ore di prestazioni fornite per 6 giorni su 7, che garantivano profitti ingiustificati per i titolari nonché una ingente evasione contributiva. I due datori di lavoro, proprietari delle rispettive aziende, sono stati denunciati per il reato di caporalato. Vengono contestate loro anche numerose violazioni del Testo unico in materia di sicurezza: ai dipendenti, infatti, non era stata fornita una adeguata formazione ed informazione sui possibili rischi e non erano stati sottoposti ad una visita medica per attestare l'idoneità alla mansione.
Le contestazioni

Non erano stati forniti loro neppure dispositivi di protezione individuali. Nel corso degli accertamenti, i carabinieri hanno proceduto al sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, dei veicoli usati dalle due aziende. Il sostituto procuratore, la dottoressa Rosanna Buccini, d'intesa con il procuratore capo Giovanni Giorgio, ha disposto il sequestro dei veicoli, convalidato poi dal Gip, il dottor Claudio Bonifazi. Le indagini non finiscono qui. È in corso una ulteriore attività investigativa per risalire agli eventuali committenti di tali attività su tutto il territorio della regione.
Chiara Marinelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere Adriatico