Parcheggio automatico by Volkswagen, esibizione all’aeroporto di Amburgo

La Volkswagen Passat parcheggia da sola all'aeroporto di Amburgo
AMBURGO - L’auto impara a far da sé. E la lezione comincia in parcheggio. O meglio, in uno specifico parcheggio: quello multipiano dell’aeroporto di Amburgo,...

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AMBURGO - L’auto impara a far da sé. E la lezione comincia in parcheggio. O meglio, in uno specifico parcheggio: quello multipiano dell’aeroporto di Amburgo, facilmente raggiungibile dall’aerostazione – bastano poco passi – e collocato in una città che vuole essere protagonista della mobilità sostenibile e intelligente di domani. E quindi aperta alle collaborazioni coerenti con questo obiettivo. Come quella sancita dall’accordo tra il gruppo Volkswagen, l’amministrazione della città anseatica e la direzione dello scalo che, chiudendo al pubblico per esigenze di sicurezza un’area del parcheggio, ha consentito al gruppo di Wolfsburg di organizzare la prima dimostrazione pratica dell’“Autonomous parking”.


È stata un’esperienza affascinante vedere le tre vetture protagoniste dell’esibizione – un’Audi Q7, una Porsche Panamera ibrida e una Volkswagen Passat Variant – varcare cautamente l’ingresso dell’autosilo, dopo aver “ordinato” alla sbarra di alzarsi, verificare la disponibilità del posto grazie alla sensoristica di bordo che esamina gli stalli, con i quali dialoga “leggendo” i marcatori visivi –simili a QR Code di taglia XXL – collocati in ogni posto auto e in grado di segnalare, in caso di vettura elettrica o ibrida plug-in come la Panamera – la presenza della colonnina di ricarica alla quale collegarsi – ovviamente in modalità del tutto automatica – per effettuare il “rifornimento”.

Una volta trovato il posto adatto, o quello preventivamente prenotato, la vettura esegue la manovra e spegne il motore. Per riaccenderlo solo quando il proprietario, rientrato dal viaggio e ritirati i bagagli, le ordinerà via smartphone di raggiungerlo sotto la pensilina dell’aeroporto per riportarlo a casa. Durante la sosta, inoltre, l’auto può anche fungere da punto di recapito (e di ritiro) grazie all’app “Deliver me” che consentirà al fattorino incaricato di effettuare la consegna – per esempio della biancheria lavata e stirata – grazie a un codice usa e getta in suo possesso.

Anche se la diffusione del parcheggio autonomo Volkswagen è prevista a partire dal 2025, il responsabile della digitalizzazione del gruppo Johann Jungwirth (un manager che arriva da Apple) afferma che le prime applicazioni pratiche potrebbero diventare realtà – almeno nelle città in grado di supportarle come Amburgo – già nel 2021, inizialmente solo in aree chiuse appositamente attrezzate, ma con l’obiettivo di allargarne progressivamente l’impiego alle grandi aree di sosta collettiva.


Si tratta di una prospettiva che darà indubbio sollievo ai cittadini tedeschi, inglesi e di New York, che ogni anno trascorrono rispettivamente 41, 44 e 107 ore alla ricerca di un parcheggio. Ma non porterà particolare giovamento agli italiani, almeno in tempi così ravvicinati. Non nel Paese dove si parcheggia “a orecchio” o in seconda fila, dove gli stalli dei multipiano aeroportuali (e non solo) sembrano ancor oggi tarati sulle misure delle utilitarie Anni 60, e offrono spazi così angusti che solo con investimenti faraonici potrebbero essere adattati alle esigenze “tecnologiche” del parcheggio autonomo. Stalli che persino nell’efficiente aeroporto di Amburgo, dove pure hanno dimensioni più che adeguate, si sono dovuti ampliare nell’area riservata alla dimostrazione del VW Group.
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Corriere Adriatico