Iacobucci: «La cessione di Tod's? Impoverirebbe il sistema imprenditoriale. Il 2015 è stato l'anno spartiacque»

Iacobucci: «La cessione di Tod's? Impoverirebbe il sistema imprenditoriale. Il 2015 è stato l'anno spartiacque»
ANCONA  - Fulgido è l’esordio dell’operazione-cambio-di-scena alla Tod’s. A Piazza Affari, all’apertura delle contrattazioni, poco dopo...

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ANCONA  - Fulgido è l’esordio dell’operazione-cambio-di-scena alla Tod’s. A Piazza Affari, all’apertura delle contrattazioni, poco dopo l’annuncio dell’Opa, il valore del titolo supera quello del prezzo offerto, con i massimi di giornata a 40,8 euro, +22%, per tendere poi ad allinearsi. «Alla fine il rialzo è del 20,29% a 40,20 euro», imprime il ritmo Donato Iacobucci, docente di Economia Applicata alla Politecnica 


Prof, è possibile che il delisting delle azioni del Gruppo possa preludere a una successiva cessione della società?
«Se questa eventualità dovesse verificarsi, si tratterebbe di un ulteriore impoverimento del sistema imprenditoriale regionale, basta pensare al passaggio della Indesit al gruppo americano Whirlopool e a quello de IGuzzini Illuniminazione allo svedese Fagerhult». 
Una desertificazione della terra del fare? 
«Non necessariamente la cessione di una azienda a una multinazionale implica una riduzione delle attività e dell’occupazione nella regione. Anzi, potrebbe anche determinare una maggiore capacità d’investimento. È evidente, però, che si spostano fuori regione tutte o in parte le funzioni direzionali. Da questo punto di vista siamo più soddisfatti quando osserviamo realtà locali in grado di essere parte attiva e non passiva nei processi di fusione e acquisizione».
La nota ufficiale tuttavia ha la sagoma del vestito migliore. 
«La motivazione formale è nella necessità di sganciarsi dall’esigenza di conseguire risultati di breve periodo e puntare a obiettivi dilatati nel tempo, che consentono di valorizzare in modo più efficace i marchi e il posizionamento strategico del Gruppo. È l’argomento tradizionale secondo il quale i mercati di Borsa sono alimentati da investitori “miopi”, cioè orientati a esiti immediati, mentre quelli delle società a proprietà familiare o concentrata sarebbero più “pazienti”». 
Ritiene che ci siano altre motivazioni? 
«Sì. La prima è il rafforzamento della partnership con il gruppo Lvmh, controllato dalla famiglia Arnault, forse propedeutica alla cessione, come già più volte suggerito dallo stesso Della Valle». 
La seconda? 
«Questa decisione arriva a conclusione di un quinquennio di risultati deludenti, tenuto conto che la Tod’s è stata per decenni fra le società best performer, nelle Marche, in Italia e anche a livello internazionale, per crescita delle vendite e per redditività». 
Indichi qualche cifra-spartiacque.
«Dopo il picco di ricavi del 2015, anno nel quale per la prima volta la società ha superato il miliardo di euro di vendite (1.036 milioni, ndr) negli anni successivi le vendite sono calate continuamente fino ai 915 milioni di euro del 2019 e al tonfo legato alla pandemia del 2020, con 637 milioni». 
Una caduta libera. 
«Il 2020 è stato anche il primo anno chiuso con una perdita (-73,2 milioni). Nel 2021 vi è stato un deciso recupero rispetto al 2021 (883 milioni di euro di vendite) ma comunque inferiore ai valori pre-pandemia e di nuovo con una perdita: -5,9 milioni». 
L’amara sintesi? 
«Le difficoltà sul fronte delle vendite e dei risultati economici hanno influito sull’andamento della quotazione che, seppur fra alti e bassi, si sono più che dimezzate fra il 2016 e il 2022».
Con lo scintillio delle vetrine non è andata meglio. 
«Tutt’altro. La riduzione delle vendite è legata alle crescenti difficoltà da parte dei marchi del Gruppo a interpretare i nuovi bisogni e le nuove modalità di acquisto, soprattutto della clientela più giovane. Rispondeva probabilmente al superamento di questi ostacoli l’ingresso nel consiglio di amministrazione dell’influencer Chiara Ferragni. Una mossa che ha suscitato un immediato riscontro positivo da parte del mercato ma i cui effetti a lungo termine sono ancora da valutare».

 

 

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Corriere Adriatico