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ANCONA - Il manifesto “ecco la sanità che sarà” Filippo Saltamartini lo srotola durante il confronto con i medici di medicina generale. Due, i punti imprescindibili che, venerdì scorso, l’assessore regionale alla Sanità ha fissato: molto territorio e tanta digitalizzazione. «Per superare un’arretratezza cronica» è il principio che sottende alla sua costruzione.
I passaggi-chiave sui quali declina le linee guida del nuovo piano socio-sanitario tracciano un perimetro suggerito, con la voce chiara e forte dell’emergenza, dalla pandemia.
L’orizzonte
Sullo sfondo, e neppure troppo in là, s’intravedono le potenzialità offerte dalle risorse del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un orizzonte che pare non essere uguale per tutti. «Un obiettivo - sottolinea Fabrizio Valeri - che sembra lontano e difficilmente raggiungibile nelle aree interne della provincia di Pesaro-Urbino». Il presidente regionale dello Snami, sigla che si scioglie in Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani, mette in conto la vastità di quel territorio e l’asprezza della sua morfologia. Come dire: le nuove formule d’innovazione della sanità potrebbero non superare la prova rete&capillarità, infrangendosi magari su antiche barriere geografiche. Nel manifesto Saltamartini, tuttavia, non tralascia l’urgenza del momento: la carenza dei medici di medicina generale. Una preoccupazione che converte in numeri. Amari come il fiele. Cento sono quelli che andranno in pensione a breve; nel 2026 diventeranno 220, per effetto del mancato turnover. Tra le soluzioni proposte per non far saltare il suo piano, l’assessore punta tutto sul capitolo della formazione. Argomenta: «Il miglior modo per valorizzare il loro ruolo, quali liberi professionisti convenzionati con il sistema sanitario nazionale, è affrontare i problemi che riducono le potenzialità della professione e impoveriscono l’assistenza territoriale». Ripassa ancora il suo manifesto. «Ecco la sanità che sarà».
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Corriere Adriatico