Nel 2020 vendute a Mosca scarpe made in Marche per 84 milioni. Assocalzaturifici: «C’è tanta merce nei magazzini. Verrà pagata?»

Nel 2020 vendute a Mosca scarpe made in Marche per 84 milioni. Assocalzaturifici: «C’è tanta merce nei magazzini. Verrà pagata?»
ANCONA - La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina rischia di diventare il colpo del Ko per molte imprese calzaturiere marchigiane. Ieri, clienti russi che erano nelle...

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ANCONA - La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina rischia di diventare il colpo del Ko per molte imprese calzaturiere marchigiane. Ieri, clienti russi che erano nelle Marche per fare affari sono ritornati improvvisamente a casa mentre a Mosca, dove sempre ieri è terminata la fiera CPM vige l’assoluto silenzio da parte dei visitatori locali. Gli imprenditori marchigiani vantano crediti da incassare, hanno scarpe in magazzino pronte per essere spedite e si interrogano sulle conseguenze di un conflitto del quale attendono di capirne l’evoluzione. Nel frattempo il rublo ha oltrepassato quota 100 contro euro. Un’altra brutta notizia.

 

 


Il ventennio dorato
Per oltre venti anni Mosca è stata la gallina dalle uova d’oro per molte imprese del distretto Fermano-Maceratese. Dal 2014, l’anno dell’invasione russa in Crimea e delle sanzioni occidentali, il vento è girato al peggio. Il flusso di scarpe verso Mosca è così passato da 295 milioni di euro del 2013 agli appena 84 del 2020. Nonostante il declino, che ha causato la crisi di diversi calzaturifici locali, le Marche sono tutt’ora la regione italiana più esposta sia nei confronti della Russia e sia dell’Ucraina. «La Russia era l’unico mercato che ha tenuto durante la pandemia» ha osservato Arturo Venanzi del calzaturificio Franceschetti (Montegranaro) e responsabile del Laboratorio Russia e Csi all’interno di Assocalzaturifici. Senza giri di parole l’imprenditore afferma: «Lo scoppio del conflitto potrebbe rappresentare la mazzata finale per molti di noi». Soprattutto per l’ormai scontata applicazione di nuove sanzioni commerciali alla Russia da parte di Stati Uniti ed Europa e per le successive ritorsioni da parte di Mosca. 


I contraccolpi
«Ci sarebbero ripercussioni gravissime per noi soprattutto se Putin decidesse a sua volta di non fare più affari con i paesi che applicano le sanzioni verso Mosca» chiosa Venanzi. Sulla stessa linea il commento di Valentino Fenni, vice presidente Assocalzaturifici: «Se verranno bloccati i conti correnti dei russi, chi pagherà le scarpe ordinate? Le aziende erano impegnate nella fase conclusiva di consegna dell’estivo ed erano pronte a riscuotere presentando al contempo la collezione invernali, da consegnare poi a giugno. Il rischio è di perdere di nuovo due stagioni». Ora si teme anche per l’affluenza del Micam, la fiera clou in programma tra meno di un mese a Milano. La battaglia, condotta e vinta dalle Marche, per permettere l’ingresso dei buyer russi e ucraini vaccinati con Sputnik, rischia di diventare inutile.


«Fino a mercoledì era tutto abbastanza tranquillo. Compratori russi e ucraini erano venuti per la fashion week milanese e fare affari. Avevano iniziato a passare ordini ma ora è tutto stravolto. Dovremo capire cosa accadrà nei prossimi giorni» afferma Claudia Cuccù di Loriblù (Porto Sant’Elpidio) che confida nella capacità di resistenza delle due popolazioni. Più preoccupato Marino Fabiani, titolare dell’omonimo calzaturificio: «Considerata l’incertezza, avevo deciso di spezzettare le consegne degli ordini ricevuti. Questo mi ha permesso di contenere l’esposizione ma non nego di avere in magazzino scarpe da spedire».


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Corriere Adriatico