ANCONA - La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina rischia di diventare il colpo del Ko per molte imprese calzaturiere marchigiane. Ieri, clienti russi che erano nelle Marche per fare affari sono ritornati improvvisamente a casa mentre a Mosca, dove sempre ieri è terminata la fiera CPM vige l’assoluto silenzio da parte dei visitatori locali. Gli imprenditori marchigiani vantano crediti da incassare, hanno scarpe in magazzino pronte per essere spedite e si interrogano sulle conseguenze di un conflitto del quale attendono di capirne l’evoluzione. Nel frattempo il rublo ha oltrepassato quota 100 contro euro. Un’altra brutta notizia.
Il ventennio dorato
Per oltre venti anni Mosca è stata la gallina dalle uova d’oro per molte imprese del distretto Fermano-Maceratese.
I contraccolpi
«Ci sarebbero ripercussioni gravissime per noi soprattutto se Putin decidesse a sua volta di non fare più affari con i paesi che applicano le sanzioni verso Mosca» chiosa Venanzi. Sulla stessa linea il commento di Valentino Fenni, vice presidente Assocalzaturifici: «Se verranno bloccati i conti correnti dei russi, chi pagherà le scarpe ordinate? Le aziende erano impegnate nella fase conclusiva di consegna dell’estivo ed erano pronte a riscuotere presentando al contempo la collezione invernali, da consegnare poi a giugno. Il rischio è di perdere di nuovo due stagioni». Ora si teme anche per l’affluenza del Micam, la fiera clou in programma tra meno di un mese a Milano. La battaglia, condotta e vinta dalle Marche, per permettere l’ingresso dei buyer russi e ucraini vaccinati con Sputnik, rischia di diventare inutile.
«Fino a mercoledì era tutto abbastanza tranquillo. Compratori russi e ucraini erano venuti per la fashion week milanese e fare affari. Avevano iniziato a passare ordini ma ora è tutto stravolto. Dovremo capire cosa accadrà nei prossimi giorni» afferma Claudia Cuccù di Loriblù (Porto Sant’Elpidio) che confida nella capacità di resistenza delle due popolazioni. Più preoccupato Marino Fabiani, titolare dell’omonimo calzaturificio: «Considerata l’incertezza, avevo deciso di spezzettare le consegne degli ordini ricevuti. Questo mi ha permesso di contenere l’esposizione ma non nego di avere in magazzino scarpe da spedire».
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