Marche, una norma per sconfiggere la dicitura del finto pane fresco

Marche, una norma per sconfiggere la dicitura del finto pane fresco
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ANCONA - Quante volte, al supermercato, abbiamo allungato la mano verso una baguette, incellofanata, ma ancora calda di forno, attratti dal profumo e ammaliati dalla doratura della crosta.








Distratti dagli occhi e dal naso non ci siamo posti la domanda essenziale: oltre ad essere ghiotta e profumata, la baguette sarà pure fresca? Il pane può infatti essere fresco ma anche precotto, surgelato e poi riscaldato, e comunque preparato con elementi e condizioni igienico sanitarie “ ignote” e questo l’etichetta non ce lo dice. Il finto pane fresco è proprio la specialità della grande distribuzione.



L’impasto viene realizzato chissà come e quando, in alcuni casi di truffe accertate dai Nas si parla di anni, e chissà dove, spesso in Romania o Bulgaria. Chiaramente non si può generalizzare, nella maggior parte dei casi la grande distribuzione non mette in atto condotte scorrette ma si attiene a quanto previsto dalle leggi in materia. Il nodo è proprio questo. Finora l’Italia, paese che più di ogni altro sforna pani unici per qualità e tipicità, non aveva una legge che mettesse i consumatori al riparo da questo tipo di raggiro. Finalmente questa legge c’ė.



Lo ha annunciato il sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vìcari, al termine della Conferenza Stato Regioni che ha licenziato una norma, in via di pubblicazione, che mette un punto fisso alla vicenda, ponendo precisi paletti all’uso delle definizioni “pane fresco” e prevedendo la dicitura “pane a durabilità programmata ” per il pane che fresco non è.



Il presidente dei panificatori di Confartigianato Marche Enzo Mengoni plaude al varo di questa misura. Nelle Marche sono quasi 700 i panifici artigiani. “Con questo provvedimento – spiega il presidente dei panificatori di Confartigianato - il consumatore potrà finalmente sapere se il pane che sta acquistando è italiano o straniero, oppure se è congelato, precotto o conservato in ambiente modificato. In sostanza, il consumatore avrà tutte le informazioni necessarie per effettuare scelte consapevoli. Il pane artigiano ha determinate caratteristiche qualitative, organolettiche e di prezzo, quello industriale ne ha altre. Le informazioni contenute nell’etichetta potranno aiutare nella scelta”.



Confartigianato si batte da nove anni per l’attuazione di questa norma che era stata stralciata dal pacchetto di liberalizzazioni dell’ex ministro Bersani. Ma è dalla metà degli anni ’90 che la Confartigianato lotta per ottenere un provvedimento a tutela dei consumatori, che ora potranno operare scelte consapevoli, e dei produttori artigiani, che non dovranno più subire la concorrenza sleale che si è verificata fino ad oggi sul mercato. Ma non bisogna abbassare la guardia. Occorre adesso vigilare che la legge venga rispettata e che sullo stesso scaffale non finiscano, nuovamente insieme, il pane fresco e quello precotto. “Questo è proprio il rischio che va evitato. Esiste già l’obbligo di separare nettamente, negli spazi di vendita, il pane fresco da quello con caratteristiche differenti, ma tale obbligo viene troppo spesso aggirato. Abbiamo chiesto al Ministero dello Sviluppo Economico di intensificare i controlli, perché è inutile fare una nuova legge se nessuno sovrintende alla sua concreta applicazione” conclude il presidente regionale dei Panificatori di Confartigianato, Enzo Mengoni. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico