Sucidio assistito, Antonio denuncia l'Azienda sanitaria: «Blocca l'iter»

Federico Carboni - 44 anni di Senigallia - è morto il 17 giugno con il suicidio assistito: è stata la prima persona in Italia a poter usufruire di questa...

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Federico Carboni - 44 anni di Senigallia - è morto il 17 giugno con il suicidio assistito: è stata la prima persona in Italia a poter usufruire di questa opportunità dopo un lungo e difficile iter burocratico. Lo stesso iter che sta seguendo anche Antonio, 44 anni, paziente marchigiano tetraplegico dal 2014, assistito dal collegio legale dell'Associazione Luca Coscioni, che  ha presentato una nuova denuncia verso la Asur (Azienda sanitaria unica regionale) Marche. Il Comitato etico avrebbe espresso già il parere, inviandolo il 16 giugno all'Azienda

Antonio denuncia l'Asur

Dopo 20 mesi dalla sua richiesta di accesso al suicidio assistito e dopo tre mesi dalla conclusione di tutte le visite mediche previste, Antonio è ancora in attesa di una risposta dalla Azienda sanitaria regionale. Lo annuncia l'Associazione Luca Coscioni che affianca Antonio nella sua battaglia. «La nuova azione legale arriva a seguito della diffida ad adempiere indirizzata all'Asur Marche lo scorso 6 maggio, - riferisce l'Associazione Coscioni - a cui l'Azienda sanitaria non ha fatto seguito. È inaccettabile che dopo quasi 3 mesi dal completamento delle verifiche, ancora nessuna comunicazione è stata trasmessa ad Antonio che continua ad attendere risposte, ormai da anni. Nonostante il precedente storico di “Mario”, Federico Carboni, abbia dimostrato che l’accesso al suicidio medicalmente assistito è possibile e segue un iter preciso, i ritardi e le inadempienze della Asur continuano».

L'iter bloccato

I legali di Antonio hanno appreso per le vie brevi dal Comitato Etico Regionale delle Marche, che i pareri all’Asur  Marche sono stati completati ed inviati il 16 giugno scorso. «Nonostante questo, l’azienda sanitaria non informa Antonio sugli esiti dei pareri. Continui ritardi che contribuiscono all’aggravamento delle sofferenze dei malati. La storia di Antonio - continua Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni - dimostra come sia fondamentale prevedere tempi certi nell’ambito del percorso di morte assistita, passaggio che la legge oggi in discussione in Parlamento neppure menziona. In assenza dei dovuti emendamenti migliorativi, che con l’Associazione Coscioni abbiamo proposto per una buona legge sul fine vita, l’attuale testo farebbe fare un passo indietro rispetto ai diritti conquistati insieme a tanti malati e recentemente applicati grazie al coraggio di “Mario”, Federico Carboni». 

 

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Corriere Adriatico