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ANCONA - Il day after di Simona Lupini dopo l’addio al Movimento 5 Stelle comincia senza rimpianti con la presentazione - da consigliere regionale del Gruppo misto - di due mozioni sul potenziamento dei servizi pubblici di sostegno psicologico. «Le avevo già preparate nei giorni scorsi», chiarisce la diretta interessata, mentre è talmente ancora calda l’esperienza da pentastellata in Regione che nella sua pagina dedicata risulta ancora sotto il logo del Movimento.
Le frecciate
Ma sono dimissioni che scottano, quelle della Lupini, specialmente in terra fabrianese, dove è stata assessore ai Servizi alla persona sempre nella giunta M5S e dove i Meetup presero corpo e forma prima di estendersi nel resto delle Marche.
Il retroscena
Qualcosa però scricchiolava da tempo in casa M5S all’interno del consiglio regionale, tanto che le solite voci di corridoio ricostruiscono l’episodio che ha riguardato l’elezione dei tre Grandi elettori per il presidente della Repubblica, attribuendo proprio a lei il ruolo del franco tiratore che dai banchi della minoranza regalò un voto al presidente Acquaroli. È andata veramente così? La Lupini non conferma e non smentisce ma ribatte: «Non sopporto queste illazioni, con le schede bianche ci sono da sempre stati problemi e ogni volta si costruisce un caso». A chi le chiede di dimettersi - dal senatore Fiore ai grillini fabrianesi - risponde con un laconico: «Mi sono dimessa dal Movimento». E alla domanda se stesse già pensando di confluire in un altro partito, precisa: «Nell’interesse esclusivo della cittadinanza della nostra regione deciderò di volta in volta eventuali convergenze su temi concreti, come peraltro ho sempre svolto la mia attività, fatta di atti puntuali mirati alle istanze dei portatori di Interesse e massima attenzione ai bisogni delle persone, distante più possibile dalla bagarre politica».
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Corriere Adriatico