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ANCONA - In una regione che conta 225 Comuni, spesso arroccati in aree collinari e montane, finalmente si afferma l’urgenza di una rete museale, per la tutela e la divulgazione, anche in chiave turistica, dell’identità e del patrimonio di una cultura che può sembrare minore, rispetto ai poli museali più grandi, ma ha molto da raccontare.
Perché l’operazione possa dare frutti e abbia un futuro, l’assessorato alla Cultura della Regione Marche ha deciso di nominare nuove figure, “direttori di rete” capaci di coordinare provvedimenti, azioni e promozioni. Recentemente presentati al Salone del Libro di Torino, i sette direttori hanno ieri incontrato la stampa nella rinnovata Sala Raffaello del palazzo della Giunta.
Giovani e preparati
Tutti giovani e preparati, determinati a dimostrare validità di idee e capacità organizzativa, hanno illustrato la loro strategia, introdotti dall’assessora Chiara Biondi e dalla dirigente del Servizio Beni e Attività Culturali Daniela Tisi. «La nostra idea di promuovere in rete luoghi e paesaggi, molti dei quali colpiti dall’ultimo sisma, ha ricevuto il plauso della Icom Italia - ha esordito con orgoglio la Biondi - Le peculiarità possono essere valorizzate, creando un volano di attrazione, oltre che di contrasto allo spopolamento.
«E la prospettiva – ha aggiunto Daniela Tisi – è di mettere al più presto le nostre reti in connessione tra loro, e col sistema nazionale». I sette direttori si sono già attivati, come hanno spiegato in una sintetica relazione. Ha preso la parola per primo Tommaso Strinati, a capo della rete “Metromuseo dei borghi di Marca”, che comprende Montalto delle Marche (capofila), Monte S. Martino e Monte Rinaldo. «L’intento – ha detto – è di trovare nuove forme di musealizzazione post-sisma. E di portare l’arte contemporanea nei borghi antichi».
L’agricoltura
Musei, ma anche paesaggio e agricoltura, come nel piano d’azione di Alessandra Tomassetti, direttrice di “Amati”, rete tra 7 Comuni della Valdaso. Un’identità riconoscibile è invece il pallino di Federica Galazzi, chiamata a dirigere la “Rete museale per una narrazione di comunità” tra i Comuni di San Severino Marche (capofila), Castelraimondo, Pioraco e Sefro. Sarà poi Gradara a guidare, sotto la direzione di Luca Baroni, la rete “Gambi”, per l’area che comprende anche Apecchio, Mombaroccio e Borgo Pace. Vanessa Lani cercherà di riportare all’attenzione di studiosi e turisti la Flaminia Romana (Fano capofila) e i suoi siti archeologici, con un percorso integrato per escursionisti
. Chiudono la serie il “Sistema museale piceno”, tra le province di Fermo e Ascoli, con capofila Appignano del Tronto, diretto da Concetta Ferrara, e “Le città visibili” (San Ginesio, Gualdo e Tolentino), «per aprire – ha detto il direttore Ivan Antognozzi – i musei “prima dei musei”: mostrando, grazie alla realtà aumentata, luoghi ancora chiusi, come il Cappellone di San Nicola». «Un progetto virtuoso – ha concluso il governatore Acquaroli – che altre regioni ci invidiano».
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