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ANCONA - Cambio di passo nella protesta dei pescherecci. Lo sciopero, che si preannunciava ad oltranza viene messo in stand by. Ieri, in un summit in videoconferenza delle maggiori marinerie dell’Adriatico, è stato deciso di tornare in mare e riprendere le attività dopo uno stop di 10 giorni. Le imbarcazioni della grande pesca prenderanno infatti il largo domenica notte e resteranno in mare aperto fino alla giornata di martedì compresa. Poi venerdì 10 giugno, nel corso di una nuova assemblea, si farà un bilancio e si deciderà con quali iniziative proseguire.
Perché, se è vero che le imbarcazioni provano a tornare operative, anche per non bloccare l’intera filiera, i nodi che hanno messo in ginocchio il settore non sono stati sciolti. In primis, il rincaro sul prezzo del gasolio, schizzato alle stelle, rendendo di fatto insostenibile economicamente pescare.
Le posizioni
«Abbiamo deciso di tornare in mare per due giorni, anche se siamo ben consapevoli che lo faremo in perdita - il commento amaro di Apollinare Lazzari, presidente dell’associazione produttori pesca di Ancona -.
Il precedente
La marineria sambenedettese, infatti, si era sfilata dallo sciopero quando, lo scorso 23 maggio, ha avuto inizio, ma nel momento in cui le imbarcazioni stavano per uscire in mare, è arrivata nello scalo una delegazione di circa 150 pescatori dalle altre marinerie marchigiane e da quelle abruzzesi, per convincerli ad aderire. Dopo alcuni momenti di tensione, che hanno richiesto anche l’intervento delle forze dell’ordine, San Benedetto ha optato per fare marcia indietro e si è unita al fronte compatto dello sciopero. Ora però, dopo due settimane di fermo, le posizioni si stanno rimodulando. La linea pasionaria dello sciopero ad oltranza sta mostrando le prime crepe, anche se non è detto che, dopo questo tentativo di riprendere a pescare per due giorni la settimana, non ci si renda conto che tirare i remi in barca è più conveniente. Il contraccolpo della protesta dei pescatori si è fatta sentire anche sulle tavole, con i ristoranti in difficoltà che stanno cercando di sopperire in altro modo alla mancanza di prodotto nostrano. «Il pesce della zona, usato per la grigliata mista dell’Adriatico e la frittura di paranza, costituisce il 40% circa del nostro menù - fa sapere Marco Calvaresi, titolare del ristorante Il Pescatore di San Benedetto -, ma stiamo orientando l’offerta su prodotti d’importazione. Il pesce abbattuto poteva andare bene i primi due o tre giorni di sciopero, ma ora non è più sostenibile». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico