Marche, fari su clima e crisi. Agricoltura ko: la produzione cala del 30%

Marche, fari su clima e crisi. Agricoltura ko: la produzione cala del 30%
ANCONA Tra clima e crisi diminuiscono le produzioni agricole marchigiane. Nel corso del 2022, spiegano da Coldiretti su dati Assam, abbiamo avuto temperature più alte della...

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ANCONA Tra clima e crisi diminuiscono le produzioni agricole marchigiane. Nel corso del 2022, spiegano da Coldiretti su dati Assam, abbiamo avuto temperature più alte della media storica da maggio ininterrottamente fino a novembre. Il picco c’è stato a giugno quando abbiamo avuto di media 4 gradi in più mentre per quanto riguarda le piogge, nell’ultimo anno si sono registrati quasi 120 mm di pioggia in meno, il 14,8% in meno rispetto alla media storica. A settembre 2022, si è interrotto bruscamente – e in qualche caso, con nella Valmisa, drammaticamente - un periodo di 18 mesi in cui le precipitazioni sono state inferiori alla norma. Ciò ha comportato riduzioni di produzione, secondo un’elaborazione di Coldiretti Marche su dati Istat, di grano duro (-12%), girasole (-23%), orzo (-20%), olive (-6%), zucchine (-30%), pesche (-6%), albicocche (-5%), latte vaccino (-6%). Si stima che nel 2022, in tutta Italia, la siccità abbia provocato danni in agricoltura per 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nazionale.

 

Il salvagente

Ma dal biologico può arrivare la risposta per tagliare i consumi energetici, salvaguardare l’ambiente, la biodiversità e sostenere l’economia dei territori. Proprio il biologico - che vede le Marche protagoniste con quasi un ettaro su quattro che ha rinunciato alla chimica e oltre 4.200 operatori - può consentire di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l’utilizzo di tecniche meno intensive, filiere corte e la rinuncia ai concimi di sintesi prodotti con l’impiego di gas. Il solo riutilizzo delle sostanze naturali per concimare i terreni, ad esempio, evita di incappare nei rincari anche del 170% dei fertilizzanti che arrivano dall’estero. «I concimi di sintesi (azotati, fosfatici o potassici) sono, infatti, ottenuti con procedimenti fortemente energivori e l’Italia – ricorda Coldiretti – è dipendente dall’estero per la produzione di questi prodotti. L’aumento dei costi dei fertilizzanti chimici è dovuta proprio a tali dinamiche e l’agricoltura bio, puntando esclusivamente su concimi organici e minerali, evita il ricorso a queste sostanze».

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Corriere Adriatico