Concessione per gli stabilimenti I balneari chiedono licenze di 30 anni

Una fase dell'incontro a Città Sant'Angelo
ANCONA - Bolkestein: le Marche fanno da apripista. Insieme, associazioni delle concessioni balneari, Regione e Anci hanno sottoscritto un documento unitario in cui si chiede una...

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ANCONA - Bolkestein: le Marche fanno da apripista. Insieme, associazioni delle concessioni balneari, Regione e Anci hanno sottoscritto un documento unitario in cui si chiede una sorta di doppio binario per risolvere una questione che si trascina ormai da anni. E cioè: un periodo transitorio, circa 30 anni, per chi già occupa l'arenile e subito regole nuove per chi entra con la richiesta di un indennizzo. Il testo sarà reso pubblico a breve e presentato al Governo.


La proposta è stata ufficializzata nel corso dell'assemblea che si è svolta a Città Sant'Angelo, in Abruzzo, in cui si sono ritrovati i rappresentanti delle associazioni dei balneari Sib Confcommercio e Fiba Confesercenti e oltre 300 operatori del settore della sponda adriatica e non solo. Spiega Enzo Monachesi, presidente Sib Marche: "Eravamo davvero tanti ma soprattutto c'erano i rappresentanti di Marche, Abruzzo, Molise e Puglia. Abbiamo deciso di valutare una proposta comune da portare al Governo il quale, con il ministro Costa, si è detto disponbile ad aprire un tavolo".

Già, perché finora, fa presente Monachesi, "è proprio il governo italiano che ancora non ha preso posizione in materia". L'Europa, infatti, insiste sull'opportunità di andare alle gare per le concessioni. All'assemblea in Abruzzo si è discusso proprio di questo con l'obiettivo di fare fronte comune: la direttiva Bolkestein e la concessione dei terreni demaniali dove insistono gli stabilimenti che si vorrebbe portare a sei anni. Ma i balneari non ci stanno. Monachesi rilancia: "Così non si può fare impresa, nessuno fa investimenti per un arco di periodo così breve". La richiesta, dunque, è di 30 anni. Lo scontro non s'arresta e dall'Abruzzo prende il via la proposta delle Marche. "La categoria è ormai in stato di allerta permanente - dice Monachesi - in ballo è la sorte di oltre 1000 imprese, per lo più familiari. La liberalizzazione delle licenze, per noi, è un problema ed è per questo motivo che la Bolkestein, così come è stata concepita, ci crea problemi".

L'obiettivo, comunque, è quello di giungere ad un'iniziativa politica nazionale per arrivare ad una nuova norma, coinvolgendo l'Europa per far sì che si giunga ad una soluzione la più equa possibile. Anche la Regione Abruzzo sta lavorando in questo senso ed ecco perché, come fa notare lo stesso Monachesi, "è importante discutere della questione cercando di fare fronte comune". Il tema degli operatori degli stabilimenti balneari è, infatti, un tema regionale e nazionale, che riguarda 30mila attività con un carico di circa 900mila ricadute occupazionali dirette e con un forte impatto anche sul Pil nazionale. Già nei giorni scorsi, l'assessore regionale al Turismo, Moreno Pieroni, aveva lanciato l'idea di un documento condiviso da tutti i soggetti interessati da portare all'attenzione del ministro Costa al quale lo stesso assessore chiederà presto un incontro. Il documento in questo questione, targato Marche, punta ad essere un prototipo che possa servire da linee guida ma ha anche carattere tecnico-operativo. Del resto, lo stesso amministratore aveva sottolineato che ormai non c'è più tempo per le manifestazioni di protesta visto che rimangono pochi mesi dal pronunciamento della Corte di Giustizia europea e "per questo occorre agire in modo coordinato per salvare un patrimonio imprenditoriale importante per la regione".


In trincea il Governatore abruzzese Luciano D’Alfonso: “Dobbiamo agire su tre fronti: un' iniziativa politica nazionale all'altezza che guadagni una nuova norma, e io porterò una delegazione rappresentativa a Palazzo Chigi da Claudio De Vincenti, che è responsabile dell'iniziativa normativa del Governo. Quindi incontrerò con il capo delegazione dei Socialisti, Pittella, con il capo delegazione dei Popolari, Tajani, e con il capo delegazione dei Liberaldemocratici al Parlamento europeo, Jakovcic, in modo tale che anche l'Europa superi la sua distanza, la sua lontananza rispetto a questa questione dell'Italia”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico