Regione, il Bilancio 2015 sarà di "lacrime e sangue"

Pietro Marcolini
ANCONA - Il Bilancio 2015 sarà di "lacrime e sangue" ma responsabile. ...

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ANCONA - Il Bilancio 2015 sarà di "lacrime e sangue" ma responsabile.


In un clima politico «al calor bianco», riconosce il capogruppo Pd Mirco Ricci riferendosi alle vicende di Marche 2020 e della tenzone con il Pd, la maggioranza di centrosinistra che regge la Regione Marche si appresta a votare, fra il 22 dicembre e fine anno massimo, un Bilancio di previsione 2015 e pluriennale 'lacrime e sanguè. Con 230 milioni di tagli imposti dalle minori entrate nazionali (168 milioni) e dal calo di risorse proprie, ma senza nessun aumento fiscale. Una quadratura del cerchio, spiega l'assessore Pietro Marcolini in una conferenza stampa con tutto il gruppo Pd schierato e il segretario Francesco Comi, realizzata grazie al «contributo decisivo del Pd» e al «senso di responsabilità dei suoi assessori e consiglieri». Il documento verrà approvato in tempo per evitare l'esercizio provvisorio, una strada imboccata da altre Regioni anche «blasonate» come l'Emilia Romagna, ma che paralizzerebbe ogni capacità di spesa dell'ente. «Fondamentale - ha esordito Ricci - è garantire la continuità del governo regionale, al di là di ogni polemica, e un'eredità sostenibile alla prossima legislatura». Il massimo sforzo è stato sostenuto nel reperire le risorse a garanzia dei settori portanti: la sanità, i trasporti, i servizi sociali. Ma per lasciare una situazione non fallimentare (Marcolini) «ci siamo sobbarcati l'onere di una proposta di tagli per 230 milioni, facendo slittare l'inizio del percorso programmatorio delle politiche comunitarie al 2015-2020» e mettendo in campo una manovra straordinaria sui residui passivi che dovrebbe far recuperare 30-40 milioni da ricollocare in settori che altrimenti resterebbero con finanziamento 'zerò (ad esempio la cultura). Premiate con 53 milioni di euro aggiuntivi nel 2014 per la gestione della sanità, purtroppo fanalino di coda nei trasferimenti pro-capite nazionali per i trasporti, e protagoniste di una spending review che ha portato a ridurre del 40% il numero dei dirigenti e del 30% il personale, le Marche, ha osservato l'assessore, «sono orgogliose del rigore con cui hanno lavorato», al quale tuttavia «non è corrisposta analoga attenzione da parte del Governo». Un lavoro, frutto soprattutto «dell'impegno del Pd, degli assessori, dei consiglieri e del capogruppo» ha ricordato Comi, riproponendo la metafora della stiva, «noi a spalare carbone», mentre «altri in plancia si godevano il sole, le interviste, il taglio dei nastri». Per il futuro, Comi punta ad una P.A. con «meno vincoli e più opportunità», una sanità «con meno spese di gestione e più spese per i servizi», Enti locali senza sovrapposizioni di competenze, e il rilancio dell'export, visto che, «al netto della propaganda», le Marche sono scese «al penultimo posto fra le regioni». Il nome del capitano di questa nave ancora non c'è: l'assemblea del Pd sarà convocata (probabilmente il 28 dicembre) con all'ordine del giorno il nome del candidato governatore unitario - se ci sarà - e la modifica dello Statuto se si faranno le primarie. Nel frattempo, Marche 2020 «bussa tutti i giorni alle porte nel tentativo di entrare nelle stanze del Pd, dell'Udc e di Ncd», ma per Comi si tratta di «tentativi disperati, destinati a rimanere tali. La scelta del candidato presidente della Regione non è mai stata una scelta nazionale: noi siamo autonomi e le scelte le faremo sul piano regionale». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico